Mia sempre più cara Andriana
E’ stata una vera festa l’arrivo delle tue quattro
lettere. Come sei buona come sei affettuosa. So i pacchi di telegrammi,
di biglietti, di epistole a cui tu devi rispondere in questi giorni e l’aver
tu trovato maniera di mandare a ciascuna di noi una tua parola, ci prova la
tua schietta amicizia. Solo avrei voluto trovare in questi fogli tanta
serenità.
Dov’è la forza, la fede, il volere della tua
anima. E che ragione c’è di torturarsi con fantasie e (timori infondati? Ho
una gran voglia di farti la predica, di sgridarti senza pietà, di dirtene di
tutti i colori, perché non si ha diritto di esser tristi senza ragione, o per
mali che con l’idea ci creiamo. Ragioniamo un poco ti prego: Tutti i tuoi
figlioli stanno bene; Gino va, come vedi avvicinandosi a noi e chi sa quanto
presto potrà rivederlo; Nicola è a Monaco contento e desideroso di farsi
onore. Geppino continuerà brillantemente i suoi studi come ha fatto fin qui,
con sempre crescente compiacimento e plauso dei suoi maestri. La Contessa
Teresa sta bene, il Conte Pino e la Tea cara ti sono vicini. Solo Andrea,
perché più lontano e in condizioni speciali, ti dà qualche pensiero. Ma
vediamo un poco a che cosa debbono ridursi le tue apprensioni.
In quanto alla temperatura, questa per l’Africa è la
stagione migliore; la salute laggiù è buonissima e il caldo tutt’altro che
intollerabile. In quanto alla probabilità di guerra con quei signori mi pare
vadano sempre più allontanandosi e ad ogni modo per ora niente.
Vedo che si divertono i nostri bravi soldati e non lasciano
posto a melanconie di sorta. Leggo resoconti di banchetti, di tombole, di
luminarie, di riviste brillanti, un forte buonumore presiede alle riunioni di
quei nostri figli e fratelli; palesemente una forza benefica è in mezzo a
loro e noi non dobbiamo assolutamente temere per essi. Pensa oltre a
questo di quanto onore tornò al tuo Andrea quella sua decisione, pensa che
senza qualche sacrificio e senza qualche materno dolore è impossibile
a un nobile cuore aprirsi nel mondo una libera via, è impossibile acquistarsi
il diritto di portar alta la fronte e affermare audacemente la propria fede
qualunque essa sia. Pensa a tutto questo mia forte, mia incomparabile amica e
ritrova la calma, e ritrova il sorriso che illumina intorno a te tutti, quel
sorriso che quando sparisce fa tutti invece tristissimi, anche la tua tea che
pure è la gioia incarnata.
Ti prego ascoltami e se vuoi essere buona buona devi
venire e presto ma non per poche ore, per giorni, per tanti giorni e vedrai,
ti vorremmo tanto bene, ti diremo parole serene di chi vede il vero senza
nebbie che sono speciali dei materni timori, delle materne ansie e fanno d’un
paesaggio ridente un triste paesaggio invernale, e fanno d’un cielo limpido
una cappa di cenere. Dunque vieni ! Te ne prega prima di tutti la mamma che
capisce e compatisce più d’ogni altro le tue pene. Baciami ti prego la Tea
che ringrazio dei fiori e che spero vivamente di poter vedere presto presto
qui con te; a te mando un’infinità di carezze e di prediche, e di
sgridatine spietate. Sta allegra cara cara te ne prega
la tua Vittoria
Io ho scritto un mese fa un lunghissimo letterone a Gino.
Non so se l’avrà ricevuto.