Il primo e l'ultimo saluto quando si parte e quando s'arriva da un lungo viaggio, e sempre alla madre, alla mamma, come si dice ordinariamente.
Non è sentimentalismo, ma un gesto di tenerezza, di affetto, verso colei che ci ha dato la vita; ed è spontaneo, naturale in tutti gli esseri. I buoni cristiani hanno imparato a farsi il segno della Croce, a recitare un'Ave Maria, quando intraprendono un viaggio.
Allora affidiamo alla Madonna questo breve cammino che iniziamo a percorrere in compagnia del nostro confratello, P. Cosma. Noi muoviamo i passi sulla «terra battuta» di questo mondo, lui ci seguirà dal Paradiso, mano nella mano, quasi a continuare l'abbraccio di pace, quell'abbraccio che ci siamo scambiati tante volte nelle concelebrazioni eucaristiche.
Egli fu devotissimo della Madonna. Aveva imparato ad invocarLa, ad amarLa fin da bambino, attorno alla tavola, quando ogni sera la numerosa famiglia Spessotto, dopo cena, si mettevo in ginocchio, o si appoggiava alle vecchie scranne per recitare il santo Rosario. Era un impegno familiare di tutti e per tutti, importante come la cena stessa. Non si sgarrava.
Il suo martirio si coronò di luce il 14 giugno 1980 in un giorno consacrato alla devozione alla Madonna, a un metro e mezzo di distanza dalla statua della Vergine Maria, che egli aveva voluto «bella» e che con una solenne cerimonia, aveva collocata nella sua chiesa parrocchiale, tra il giubilo di tutta la «sua gente».