P. Cosma non dimenticò mai una data particolare della sua fanciullezza. Era il giorno 9 marzo del 1935, se non del '34. Al canto del gallo partì, con papà, alla volta del santuario della Madonna dei Miracoli di Motta. «Appena messi i piedi in strada, mio papà attaccò subito con le preghiere del mattino... che non erano proprio brevi. Poi mi disse: 'Tu sai l'Ave Maria?'. 'Sì, risposi'. 'Bene, allora reciteremo il Rosario, per farci compagnia... perché non siamo in viaggio per divertimento, ma stiamo facendo un pellegrinaggio. Oggi è la festa della Madonna della Motta'. Il Rosario, naturalmente, terminò prima d'arrivare alla chiesa. Nel frattempo mi parlò dell'Apparizione della Madonna in quel luogo, dei tanti miracoli che aveva fatto in passato e che continuava a fare anche al presente, e come s'era degnata d'apparire ad un vecchietto di 79 anni, perché recitava ogni giorno il santo Rosario. Quando arrivammo, entrati in chiesa, scendemmo giù per due-tre gradini, nella cripta, immersa in una penombra tanto mistica e devota, dove si conserva e si venera l'immagine di Maria. Nonostante la folla che gremiva la basilica, riuscimmo a confessarci, ascoltare la santa Messa e fare la Comunione. Mentre, poi, stavamo per uscire nel chiostro — cosiddetto — degli uccelli, ci venne incontro un simpatico fraticello, che papà riconobbe subito: era il fratello cercatore. Volle a tutti i costi che lo seguissimo, ci portò in una saletta riservata — o foresteria, come la chiamano loro — e ci servì. Arrivò infatti con un vassoio di pane, salame, formaggio, vino e una scodella di caffelatte per me. Si sedette in mezzo a noi e: 'Mangia figliolo' — mi disse —. Sarà stata la fame, sarà stata la stanchezza, sarà stata l'atmosfera, ma vi assicuro che non ho mai mangiato in vita mia una zuppa così gustosa».
«Ma non era una zuppa» — saltò fuori uno dei presenti.
«È vero — rispose —, ma se non fu zuppa, fu pan bagnato».
E poi continuò: «Nel cammino di ritorno, Io dissi anche al babbo: 'Sai, papà, che quel caffelatte era davvero squisito, profumato!'».
«E sai perché? — mi rispose — Perché è il pane della carità. I frati fanno il pane con il grano che raccolgono alla cerca. Pane di carità! E vedessi quanta ne fanno di carità alla porta del convento! Ogni giorno, file di poveri vanno a prendersi, una volta la minestra, una volta il pane». Tutto questo non lo dimenticai mai più. Non dimenticai il caffelatte che bambini, mangiavamo ogni mattina in seminario e poi, fatti giovani, anche durante gli studi liceali e teologici. Non dimenticai di certo, anzi le ho ancora presenti, le lunghe code dei poveri che proprio a Motta venivano a sfamarsi durante gli anni della guerra. Il convento dava sempre a tutti, in convento c'era sempre qualcosa per ognuno che bussava alla porta, dal convento nessuno se n'andava mai a mani vuote.
«Ora noi, qui in San Salvador, facciamo volentieri la carità di quello che possiamo ai nostri poveri. Molte volte penso che sia uno stretto dovere di restituzione, per quanto abbiamo ricevuto altrove, cioè in Italia, nei decenni passati. Per secoli noi frati siamo vissuti della carità della buona gente: ora è giunto il tempo di restituire; le nostre elemosine sono doveri di giustizia. E poi il Signore. l'ha detto chiaro nel Vangelo: *I poveri li avrete sempre con voi'. Com'è commovente vedere qualcuno... chiunque: bambino, giovane o vecchietto, allontanarsi dalle nostre canoniche, dalle nostre case, con il pezzo di pane che gli abbiamo dato! È veramente profumato il pane della carità».
Di carità ne ha fatta molta in vita sua, P. Cosma, ma sempre in segreto, con una delicatezza da far meravigliare quanti, poi. lo venivano a sapere, sia pure con il contagocce. Dava in silenzio, rispettando, onorando la personalità altrui qualunque fosse. Più di qualche volta l'abbiamo udito predicare:
«Quando fai l'elemosina nascondi la tua mano nel seno del povero».
Qualche giorno prima della sua morte, era passato da lui anche un certo P. Tovar. P. Cosma stava riordinando i suoi conticcini, essendo stato trasferito ad altre attività. Per poter dare la buona uscita al sacrestano e alla domestica, aveva proposto a lui l'acquisto di una sua buona enciclopedia; come, nei giorni precedenti, ad altri confratelli, aveva offerto altri suoi oggetti personali, sempre... se potessero loro servire.