Il professore di latino e greco tenne un giorno una lezione magistrale di cultura classica. Gli studenti rimasero entusiasti. Per tutta quella giornata non si parlò d'altro che di Bibbia, Codro e Saturno. Diamo un cert'ordine ai ricordi del tempo che fu, almeno, 42 anni fa.
L'insegnante esordì dicendo:
Il Signore disse ad Adamo: «Lavorerai la terra: essa ti produrrà triboli e spine. Mangerai il pane con il sudore della tua fronte. Ma non sarà sempre così...». E lo cacciò fuori dal paradiso terrestre (Gn 3,18 ss.).
È la storia dell'Eden. Sono anche le parole della promessa della venuta dell'Emanuele che significa: Dio-con-noi: promessa che ha imperniato tutta la storia del popolo di Dio, di tutti gli uomini in generale; ed ha sostenuto, in particolare, il cammino e l'esodo del Popolo Eletto, fino alla venuta del Salvatore Gesù Cristo.
«Passiamo alla Grecia» — continuava il professore —Codro, ultimo re di Atene, assalito dai Dori, consultò la Sibilla che gli diede questa risposta:
«La vittoria arriderà a quell'esercito il cui duce, per primo, morirà in battaglia». 
Codro si gettò volontariamente in mezzo alla mischia e cadde trafitto dalle lance. Vinse la guerra. In seguito, invasori e autoctoni, si fusero insieme e diedero inizio alla grande civiltà ellenica che si diffuse in tutto il mondo. Questa leggenda, sotto la polvere dei secoli, nasconde la figura del futuro Messia, che volontariamente si offrirà sulla Croce, e morirà con il cuore trapassato da una lancia. Poi risorgerà per dare inizio alla nuova grande civiltà cristiana che si estenderà in tutto il mondo e non tramonterà mai più.
«Io sarò con voi — ha detto Gesù — sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
«Veniamo ai Romani». Saturno era figlio del Cielo e della Terra. Cacciato dal Paradiso da Giove, scese in Italia in mezzo ai Romani in veste di pastore e visse felice insegnando loro l'agricoltura.
I Romani parlando del regno di Saturno e sognando il ritorno dell'età dell'oro, si tramandavano di generazione in generazione la verità del Messia che doveva venire.
La verità era una sola per Ebrei, Greci e Romani: la certezza del ritorno, alla felicità del paradiso perduto in un nuovo regno. 
Alla sera sento bussare alla porta della cella — eravamo già ritirati tutti nelle nostre stanzucce —.
«Ave Maria» — rispondo — come si usava, tra i frati, una volta per dire «avanti». Un uso molto bello! (Ricorda il saluto dell'arcangelo Gabriele a Maria, nel giorno dell'Annunciazione).
La porta si apre e vedo Fra Cosma con in spalla una specie di sanrocchino, con la bocca aperta al più bel sorriso del mondo, con due file di denti bianchi, anche se un po' irregolari, e prima ancora che aprissi becco, attacca sorridendo:
«Sono Saturno che viene a salutarti, a darti la buona notte; che viene a insegnare agli uomini la pastorizia e l'agricoltura! ...».
E si mise a fare alcuni passi camminando avanti e indietro accentuando la sua leggera curvatura, imitando cosi l'andatura presumibilmente goffa del dio cacciato dal Paradiso.
«È commovente — proseguiva — la figura di Codro che vuole morire per salvare i suoi concittadini, come il Signore si sacrificherà per tutti gli uomini. È simpatica la persona di quel bonaccione di Saturno, il nostro proto e mastro agricoltore, che lasciò volentieri il suo regno celeste per vivere e formare un nuovo regno di pace con gli uomini della nostra terra».
Anche lui, Sante, lascerà i suoi campi per un altro campo! Anche a lui piacerà lavorare la terra e insegnare ad altri l'agricoltura.
E il suo nome non verrà mai dimenticato non solo per questo, ma soprattutto perché «ha dato la sua vita per la sua terra, per i suoi fedeli».
Augurandomi la buona notte, chiedendomi scusa del disturbo, aggiunse: «Non ho voluto mettere in burla, canzonare il nostro insegnante, ma quella lezione non la dimenticherò mai più, è troppo bella».

 Anche noi ci sentiamo d'aggiungere: «Non dimenticheremo mai la sua immagine, le sue parole che avevano la schiettezza dei bambini del vangelo, la semplicità della colomba, la sapienza dei figli di Dio. Alcuni suoi atteggiamenti, qualche suo gesto che allora ci sembravano estemporanei, quasi strani in lui, ora si illuminano di intuizioni, di chiaroveggenze, di profetismo.