Prima di tutto vogliamo ricordare alcuni bei gesti di P. Cosma verso la sua gente e poi... un bel gesto della sua gente verso di lui.
Il piccolo porto di mare che si chiama Herradura, raccoglieva un discreto numero di famiglie che attendevano di generazione in generazione alla pesca, senza poter mai diventare padrone delle loro terre, ignorate per fino dalla carta geografica, tanta ne è l'esiguità. In tanti decenni, per non dire secoli, nessuna di esse era mai riuscita a possedere uno scritto, un documento qualsiasi, che ne accertasse la proprietà, almeno di fatto. Egli, sì, era riuscito ad ottenere per iscritto la proprietà di un pezzo di terreno per costruirvi una chiesa! Ma voleva che anche quei poveri pescatori diventassero padroni delle loro piccole tenute. Infiniti, snervanti, insistenti, furono i viaggi che fece alla capitale per ottenere dai 'signori' una dichiarazione di 'posseso giuridico' di quei piccoli beni, sperduti in riva al mare, da parte dei pescatori dell'Herradura. Infine vi riuscì ed ottenne una scrittura in base alla quale ognuno veniva dichiarato proprietario della sua porzione di terra sulla quale viveva e sulla quale erano vissuti i suoi genitori e avi. Fu una conquista molto importante per quelle popolazioni, dal lato economico, perché incrementò il lavoro, l'occupazione, un certo benessere.
P. Cosma usava sempre abiti poveri, consunti, non sdrusciti, scoloriti non sudici. Un giorno, trovandosi in città per fare delle spese, fu avvicinato da un signore sorridente. Dopo averlo benevolmente squadrato da capo a fondo ed aver notato come l'abito era ridotto ai limiti estremi della povertà, gli disse:
"Padre Cosme (così suona in Centro-America), posso farle un regalo..., ma per lei?".
Il padre rispondendo al sorriso e alla profferta, rispose:
"Ma certo, certo. Vorrà dire che se non sarà per me sarà per qualcun altro".
"No, no", intervenne il signore, "questo è un pezzo di stoffa nuova! Per favore, si faccia un abito per lei. Mi prometta che si farà un abito nuovo per lei".
"Grazie, grazie di cuore! Le prometto che mi farò davvero un abito nuovo", rispose il padre, stringendogli la mano.
E dall'abito nuovo... passiamo ad un'anima nuova.
Altrove, P. Cosma aveva comperato delle altre piccole proprietà, intestandole alla chiesa, per fare opere parrocchiali: un ricreatorio, un campo da gioco per i ragazzi, uria nuova costruzione per officine di lavoro, ecc. Intercalato tra questi fazzoletti di terra, c'era un piccolo appezzamento appartenente ad una famiglia protestante del luogo. P. Cosma avvicinò molte volte quella famigliola, per convincerla a cedergli quel terreno, commutandoglielo con uno migliore, e più comodo sia per essa, che poteva uscire da noiose interferenze, sia per lui, che poteva riunificare il tutto in un solo corpo. Da principio incontrò una certa resistenza più pregiudiziale che razionale, poi quei fratelli d'altro credo — diciamo così — ammirati dalla delicatezza e dalla rettitudine del parroco cattolico, accondiscesero di buon grado, convinti anche dalla realtà che la permuta, economicamente parlando, riusciva veramente più vantaggiosa per loro che non per lui.
Ad affare concluso, P. Cosma sorridendo e fissandoli in volto, buttò là una sentenza 'eterna', del grande Seneca, imparata sui banchi della scuola e mai più dimenticata:

"Buoni amici: 'le idee migliori sono proprietà di tutti', indistintamente. 'Andiamo in pace'".