I confratelli missionari in San Salvador amavano recarsi di quando in quando presso il P. Cosma, quasi attirati da una forza misteriosa, come per fare un bagno spirituale conversando con lui, e per avere l'occasione d'interrogarlo su tante situazioni sia religiose che sociali. Sentire come la pensava lui, non era mera curiosità: desideravano sinceramente d'avere una illuminazione, di sentire una conferma, d'incontrare, magari, una smentita..., una disapprovazione dei loro atteggiamenti sui tanti problemi attuali.
Tutti sapevano che P. Cosma non era capace di dire una cosa per un'altra: non sapeva fare politica, accomodare la verità alle varie contingenze. Per lui la verità era sempre una sola: quella del suo cuore, della sua anima, senza compromessi di sorta.
Naturalmente non mancavano mai di combinargli qualche scherzo. Non si poteva ripartire senza una buona risatina.
"Un giorno si trovarono a tavola, da lui, per un incontro più fraterno che culinario, P. Rufino Bugitti e P. Engelberto Malissori. Conoscendo l'anima angelica di P. Cosma, il mattacchione di P. Engelberto saltò fuori, serio, sbirciando P. Cosma, ma tenendo d'occhio P. Rufino:
"Senti P. Rufino, ti raccomando, quando ripartiremo, vai piano con la jeep perché sono in peccato mortale. In questi giorni non ho potuto trovare la copia del confessore".
Poi, rivolto direttamente a Padre Cosma, gli chiese:
"E tu, non hai mai commesso un peccato mortale nella tua vita?".
Il Padre si chiuse: tm: attimo, in se stesso, poi alzando gli: occhi e fissandoli in un punto... del passato, rispose:
"Ricordo che una volta andai! a rubare le mèle ad una vecchietta... Sentivo dire dalla mamma che era molto povera e che più di qualche giorno le portavamo qualcosa dà mangiare. Questo fatto mi ha disturbato per tutta la vita. Mi dispiace molto d'aver compiuta un'azione simile. Noi, benché non fossimo ricchi, avevamo uva e frutta da regalare a chiunque. Proprio non dovevo farlo! Cosa vuol dire essere ragazzi irriflessivi!".
P. Engelberto notò: "Quel giorno ripartimmo senza sorridere, ma con dentro di noi un sentimento di maggior bontà" (P. Rufino Bugitti).
Ma anche P. Natale Durigon, l'amico del cuore, ricalca lo stesso edificante sentiero dello splendore indefettibile (che non venne mai meno) della sua anima. Fra Ginepro Serra di Planes de Renderos (Salvador) — mi raccontò — che quel mattino del 14 giugno, parlando ai seminaristi, trasportato dall'entusiasmo di ammettere alla 1a Comunione una bambina, accennò abbastanza chiaramente, anche se non espressamente, che nella sua fanciullezza aveva promesso al Signore di morire, piuttosto di commettere un solo peccato mortale, sull'esempio di san Domenico Savio.
Tutti i presenti lo intuirono senza equivocità. Nel 1966, in una scappatina ch'io feci alla sua
parrocchia, per accompagnare il Visitatore Generale, P. Egidio di Tommaso venuto da Roma, nella lunga conversazione del dopo cena, gli feci a bruciapelo questa domanda veramente indiscreta, ma passabile tra noi due ch'eravamo cresciuti insieme fin dalla fanciullezza e per tutti gli stadi degli studi che ci portarono al sacerdozio e alle terre di missione:
"Senti, P. Cosma — dimmi la verità, senza riguardo: Hai mai commesso un peccato mortale nella tua vita?".
Il Padre si tinse del colore della virtù, arrossì leggermente in volto, abbassò la testa... E alla mia insistenza, rispose:

"Per merito della grazia di Dio, credo di no".