Il Signore parla nell'intimo del cuore ai suoi servi e li prepara a realizzare una vita più simile alla Sua.
Possiamo supporre che il Signore lo preparasse al martirio. Alcune circostanze, alcuni fatti, ci fanno capire che non solo P. Cosma si orientava verso gli ideali del Signore, ma che lo Spirito di Dio orientava l'anima del P. Cosma a riferimenti precisi nell'epilogo vicino della sua vita.
"P. Cosma era un uomo impegnato nella elevazione spirituale. Aveva voluto incontrare anche di recente i capi dell'estremismo di sinistra, per invitarli a desistere dalla strada della violenza. Qualche mese fa i guerriglieri erano entrati in chiesa e volevano parlare alla gente durante la funzione, ma lui aveva preso il microfono e si era posto in ginocchio gridando che non poteva acconsentire a questo abuso, e che era pronto a farsi uccidere".
Qualche tempo dopo scriveva ad un confratello: "Siamo in una situazione di violenza e di terrore. Se dovessi essere ucciso, Dio farà in modo che il mio sangue fecondi le opere che abbiamo compiuto qui".
Quel sabato del suo sacrificio, la liturgia delle ore faceva pregare così tutta la Chiesa dei fedeli:
"Dio che all'alba dei tempi creasti la luce nuova accogli il nostro canto mentre scende la sera. Veglia sopra i tuoi figli pellegrini nel mondo. La morte non ci colga prigionieri del male".
"Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli".
In tre circostanze aveva impedito che gruppi armati occupassero la chiesa parrocchiale per trasformarla in una caserma, in un centro di rivolta e di violenza.
In un'altra occasione, aveva supplicato i soldati:
"La chiesa è la casa di Dio: vi abita Gesù Eucaristia. Non profanatela". E terminata la santa Messa, con le vesti sacre ancora indosso, andò loro incontro, s'inginocchiò: poi alzando lo sguardo, pregò, supplicò, gridò:
"Ammazzate me, ma lasciate libera la casa di Dio. Se vorrete entrare in chiesa dovrete passare sopra il mio cadavere".
Quella fu la sua offerta, quello il prezzo concordato: quella la sua "profezia", che non tardò molto ad avverarsi.
"Signore — pregava durante la sua ultima malattia — se Ti è accetta, Ti offro questa mia
povera esistenza per la pace dell'El Salvador".
"Cuor d'oro de Nonualco", scrissero i suoi parrocchiani nella pergamena che gli offrirono nel 25.mo del suo sacerdozio.
"Il sottoscritto faceva parte del Consiglio delle Autorità locali fin dal 1978. So che il P. Cosma si recava di frequente nei nascondigli dei sovversivi — molto vivaci —, cercando d'instaurare dialoghi sinceri per convincerli a non voler oltrepassare i limiti della stessa sovversione. Contemporaneamente e lealmente faceva intendere d'essere in rapporti con i capitalisti, con i — cosiddetti — ricchi e con le Autorità e supplicava di voler cercare la soluzione dei problemi sociali con mezzi pacifici, con contatti diretti, con trattative bilaterali, trilaterali, offrendosi come strumento intermediario, con qualunque titolo, sotto qualunque veste, pur d'arrivare a una intesa e risparmiare tante sofferenze, tanto sangue.
Una domenica, mentre stava celebrando la santa Messa delle ore 9, fu avvertito che i sovversivi stavano per entrare in chiesa. Fece uscire tutta la gente e ordinò di chiudere le porte, poi si presentò sul sagrato... benevolmente cercando di dissuadere alcuni che già stavano imbrattando le pareti con scritte offensive e d'insurrezione contro le Autorità. I rivoluzionari, per il momento, credettero più opportuno di non insistere più oltre e si ritirarono.
L'evangelista dice, parlando di Gesù: 'E tentavano di mettergli le mani addosso ma ebbero paura delle turbe', che stavano per Lui (Me 12, 12).
Di san Francesco, narra il Celano: Ravvolto in abiti cenciosi colui che prima si vestiva di scarlatto, se ne andava per una selva cantando in francese le lodi di Dio, quando improvvisamente alcuni briganti si gettarono contro di lui e chiedendogli, essi, brutalmente chi fosse, l'uomo di Dio rispose con voce sicura: 'Sono l'araldo del Gran Re'. Quelli allora lo percossero e lo gettarono in una fossa piena di neve (Vita Prima di S. Francesco d'Assisi).
P. Cosma aveva subito parecchie minacce nella sua vita, perché era un vero discepolo di Colui che aveva solennemente dichiarato:

"Non c'è discepolo maggiore del maestro.
Come hanno perseguitato me, perseguiteranno
anche voi" (Mt 20,24).

In una ennesima circostanza successiva, quando i guerriglieri riuscirono ad entrare nella chiesa di Zacatecoluca, egli entrò coraggiosamente a dialogare con loro. Riuscì a riscattare i padri tenuti come ostaggi, a far uscire le donne, a liberare vecchi e bambini rinchiusi dentro come prigionieri di guerra" (Lettera firmata 8.5.'83).