“È straordinario l'eco di stima che la morte eroica del mite e forte P. Cosma sta suscitando ovunque.
I mezzi di comunicazione sociale l'hanno posta in alto rilievo nei giorni successivi al tragico evento: stampa, televisione, radio, sia in Italia che all'estero, unanimemente hanno esaltato l'eroico sacrificio, consumato né dagli uomini della destra né da quelli della sinistra, ma da un immenso amore del 'Missionario' per Cristo e i fratelli oppressi.
"Fu ucciso perché amava" fu detto. Ed è terribile uccidere d'amore.
I funerali di P. Cosma, nella sua terra di elezione, furono imponenti, bagnati da tante lacrime, esaltati a buon diritto dall'ovazione pubblica...”.
“L'hanno sepolto nel luogo stesso dov'è caduto. Il muro dell'altare è segnato da quattro fori di proiettili. C'è una grande foto di P. Cosma. In un angolo, chiusi in un'urna di vetro, il saio, i sandali e gli occhiali insanguinati”.
Sulla sua tomba fiorisce la speranza che dal sangue del frate veneto “sboccino i fiori attesi della speranza, della pace, della solidarietà civile e cristiana”. Così ha detto, in un breve messaggio, letto il giorno dell'ottavario dell'immolazione (22 giugno 1980), una nipotina del martire, mentre un coro gentile di ragazzi riempiva il tempio di commoventi melodie religiose e gli occhi di tutti erano puntati sulle due bandiere — papale e salvadoregna — che davano un tocco di composta esaltazione religiosa... a quanti entravano e uscivano... (P. Pacifico Pasetto).