Le immaginette del nostro confratello P. Cosma, messe a disposizione dei fedeli, con preghiera approvata dall'autorità ecclesiastica, vanno a ruba — si fa per dire —: scompaiono tra le mani, nelle borsette, nelle tasche d'infiniti devoti.
La simpatia che circondava la sua persona, da vivo, in terra d'America Centrale, a El Salvador, s'è fatta devozione, venerazione dopo il suo martirio, come tutti lo definiscono.
Un misterioso movimento di telepatia di Fede, ha superato gli oceani ed ha incominciato ad invadere le nostre contrade, qui dov'è nato, vissuto, e dove ha maturato la sua vocazione missionaria. Notiamo come la gente, prendendo in mano la sua immagine, si sofferma a guardarla sorridendo. P. Cosma continua ad essere quello che è sempre stato, un'anima serena, un viso aperto, un cuore semplice, sempre giocondo. I suoi compagni di studio, di vita religiosa, quelli che vissero con Lui i dodici anni del tirocinio per giungere al sacerdozio, dicevano scherzando-sorriden- do (chissà perché poi): “Fra Cosma è nato frate... Fra Cosma è nato per essere prete”. Non era il migliore, o il primo della classe, come si dice, ma il più ascoltato di tutti per la sua sincerità che a volte sembrava ingenuità. Ora ci rendiamo conto che era davvero l'uomo sul quale il Signore stava innestando la sua Grazia, per farlo vivere in mezzo alla gente, al popolo, in mistero d'edificazione.
Di quale carisma particolare era 'dunque dotato? Niente: era un'anima di Dio: era un uomo di Dio. Aveva in abbondanza Dio dentro di sé, lo portava ovunque e lo faceva vedere in ogni suo atto, in ogni azione, in tutto il suo operare.
Sarebbe il caso di dire, dopo un colloquio, una conversazione con P. Cosma:
“Non ci batteva forte il cuore in petto mentre egli ci parlava?... mentre si chiacchierava con lui?” (Le 24,32).

Il segreto della bontà, della virtù di P. Cosma Spessotto era tutto qui: egli viveva con Dio.