Dunque..., come abbiamo detto all'inizio di queste pagine, l'ultimo saluto alla 'Madre'.
“Se la devozione all'Eucaristia di P. Cosma fu profondissima e vissuta, l'altro grande amore era Maria Santissima.
Un mese prima della sua morte s'ammalò gravemente di ameba al fegato, molto pericolosa. Sapeva bene che doveva sottoporsi ad una operazione grave: si preparò come un santo, fece la sua Confessione, ricevette i Sacramenti; recitava giorno e notte il santo Rosario”.
(P. Ilario Contran).
La sua devozione alla Madonna, sbocciata in famiglia attorno alla tavola della cena con l'immancabile recita, ogni sera, del santo Rosario, la coltivò nel Collegio Serafico di Lonigo, sotto lo sguardo della statua della Vergine che troneggiava dentro l'embrionale grotta di Lourdes, nel cosiddetto 'burrone', un vasto piazzale, ciottoloso: il cortile da gioco degli studenti.
La incarnò in sé durante l'anno del noviziato a San Pancrazio di Barbarano, fissando gli occhi sull'Immagine di Maria, Madre di Dio, collocata nella cappella del noviziato, nel febbraio del 1912, dal P. Leonardo Maria Bello, allora maestro dei novizi, poi Generale dell'Ordine dei Frati Minori e morto nel 1944 in fama di santità, e del quale si sta istruendo il processo di beatificazione.
“Sparsi, ora, un po' dovunque nel mondo per le esigenze apostoliche, i Novizi d'un tempo, conservano tutti l'inguaribile nostalgia di rivedere la dolce Madonna, posta dal P. Leonardo, quale castellana fedelissima del colle e Madre di tante generose vocazioni”.
A Motta di Livenza, ove perfezionò gli studi teologici prima d'essere ordinato sacerdote, divenne “cavaliere di Maria” sotto l'invocazione di Madonna dei Miracoli.
Tutti gli studenti religiosi di questo santuario venivano consacrati “cavalieri di Maria”, e ogni anno ne rinnovavano la consacrazione!
Fu un'iniziativa dello stesso P. Leonardo, presa l’8 aprile del 1927 quand'era Ministro Provinciale dei Frati Minori del Veneto.
Il santo Rosario era la corona dei fiori che P. Cosma intrecciava ogni giorno (e più volte al giorno) sul capo della Madonna, era la catena con la quale legava sé stesso, la sua vita alla Regina delle Vittorie! Con i grani del santo Rosario intendeva purificare, santificare, consacrare le sue dita che dovevano, in continuazione, amministrare il “suo Buon Dio alla sua buona gente”.
I “mesi di maggio”, nella sua parrocchia, erano una primavera di fiori ch'egli offriva e faceva offrire alla Madonna dai suoi parrocchiani, accompagnati da “fioretti” di mortificazioni, di atti di carità, di gesti generosi di perdono, di piccole e grandi opere buone.
Un anno provvide una bella statua della Madonna di Fatima che portò a piedi, in processione, accompagnato da molti fedeli, in una frazione della parrocchia, proclamandola “Celeste Patrona” di quella zona disagiata.
Nel 1950 organizzò una specie di “peregrinatio Mariae”, quella che in quegli stessi anni, da noi in Italia, si chiamò “la Madonna Pellegrina” e che passò di diocesi in diocesi, di città in città, di paese in paese, visitando, confortando, entusiasmando tutti gl'Italiani.
Non siamo ancora riusciti a conoscere il buon esito della devota iniziativa... Sappiamo solo che la sua Madonna Pellegrina si fermò a San Pedro Nonualco.
Con santo entusiasmo voleva che tutte le feste della Madonna fossero rivestite di un significato particolare nella sua parrocchia, come se fossero feste di famiglia.
II mese di ottobre, consacrato al Rosario di Maria, assumeva il tono d'un appuntamento. Tutti dovevano portare in chiesa, attorno alla statua della “sua Madonna” la corona del rosario, specie i bambini. Erano, quelli, trenta giorni d'incontri con Dio, con la Vergigne, con le famiglie, con i fiori, con la giovinezza, con la fanciullezza, tanto cara al Divino Maestro: doveva essere un mese di sante famigliarità!
Un carattere particolare di solennità voleva rivestisse la data dell'8 settembre, il compleanno della Madonna, che nel Collegio di Lonigo, come in tutta la diocesi di Vicenza, aveva allora forza di precetto festivo.
Queste cose non le diciamo noi, di nostra iniziativa, ma ce le siamo sentite dire e ridire dai nostri confratelli, suoi compagni in terra di missione e vissuti accanto a lui per tanti anni.
Altra data che assumeva un carattere doppiamente sentito era la festa della Madonna Assunta, il 15 agosto. Padre Cosma che guardava tanto spesso il trono del Signore e della Madre sua sopra le stelle, infervorava i suoi fedeli a guardare lassù, a vivere una vita onesta, a perdonare le offese! Lassù la meta di ogni lavoro, la ricompensa di ogni fatica, il premio di ogni bontà.
L'Immacolata, il giorno 8 dicembre. Sotto l’altare della grotta del Collegio di Lonigo era dipinta l'immagine del beato Giovanni duns Scoto, il “dottore sottile” e mariano, apostolo del privilegio concesso da Dio, solo a Maria, d'essere nata senza peccato originale. Non l'avrà certo dimenticata, il P. Cosma, l'immagine della Madonna nella grotta che portava scritto intorno al capo, con una corona di piccole lampadine azzurre: “Io sono l'Immacolata Concezione!” (Le parole della Madonna a santa Bernardetta a Lourdes).
E  “noi ne sappiamo qualcosa di più!”. Quelle poche volte che ritornava in Italia per qualche brevissimo periodo di riposo e per salutare i genitori, i parenti, gli amici, la sua prima “volata” era alla Madonna della Motta, alla nostra Madonna dei Miracoli: la prima vera immagine gloriosa che colpì i suoi occhi di bambino quando veniva in pellegrinaggio, dal vicino paese natale di Mansué, accompagnato per mano dai genitori. Non si voleva staccare dalla cripta... La guardava allontanandosi a ritroso... Era troppo bella, affettuosa, materna quella Immagine! Qui veniva a celebrare la sua Messa per tutto il bene che Maria gli aveva regalato nella vita. Santo Sacrificio di ringraziamento, di lode, di preghiera, di supplica, d'intercessione, di coraggio, di perfezione, di santificazione di... meritare la grazia del martirio, se questo fosse nella Volontà di Dio..., come ultimamente presagiva.
Attesta il P. Ottavio Colpo: “Che bella morte, quella del P. Cosma, vicino al 'Sagrario' e con l'arma del suo apostolato in mano! Ti confesso che l'ho invidiato e l'ho invocato subito come un vero martire. Adesso la Custodia è realmente benedetta nei suoi trent'anni di vita. Tante opere, tante realizzazioni, ed ecco la corona: il martirio di colui che fin da piccolo (così mi diceva) aveva domandato al Signore di morire martire. — Dopo (diceva sempre lui), mi sono dimenticato: però adesso dico al Signore: non son degno —. (“Il Signore l'ha scelto. Sia benedetto e glorificato il Signore”).
L'ultima volta che fu in famiglia, insegnò ai congiunti le litanie della Madonna a tre voci. Dopo la recita del Rosario, lui s'improvvisava direttore di musica, maestro di cappella e faceva attaccare dai nipoti e nipotini il piccolo coro di famiglia.
“Sembrava un angelo... Era tutto trasfigurato!... Sulle labbra aveva un sorriso immenso di gioia”.
Se è vero, com'è vero, che la devozione alla Madonna è per le anime un segno chiaro di predestinazione, il P. Cosma fu eletto per il Regno dei Cieli.
Ma una tenera devozione alla Madonna è anche il segno d'una chiamata particolare di Dio alla santità per le anime che entrano nella predilezione divina, secondo i disegni di Dio, sconosciuti alla maggior parte degli uomini, per non dire alla quasi totalità degli uomini.
“Per Mariam ad Iesum”, è il segreto classico della perfezione cristiana. Dio è sceso in mezzo agli uomini, Perfetto Dio e Perfetto Uomo, per mezzo di Maria, assumendo da lei il nostro corpo. Ogni uomo ascenderà al suo Dio per mezzo di Maria, attraverso la Mediazione di Maria.
Più le anime s'avvicinano a Dio e più distinta troveranno l'Immagine di Maria: più le anime s'avvicinano a Maria e più spedito troveranno il cammino che le conduce alla propria santificazione e a Dio.
Non c'è santo sulla terra, non c'è anima beata in tutta l'agiografia cristiana, che non abbia dimostrato nelle infinite manifestazioni della religione, della pietà, la sua particolare o caratteristica devozione alla Vergine Santissima.
Padre Cosma, nel candore della sua anima, intravide sempre la Madonna nell'aureola d'una semplice affettuosa maternità divina e umana.
“Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio.

Tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

In te misericordia, in te pietate
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate”.
(Dante, Par.)

La devozione alla Madonna è la misura della bontà umana.