Questa volta ci siamo riuniti, qui, per commemorare il quinto anniversario dell'eroica morte del vostro concittadino, P. Cosma Spessotto.
A dire il vero, personalmente, non ebbi molti contatti con P. Cosma, benché fossimo tutti e due missionari nel Centro-America. Ci separavano le frontiere di due Stati distinti: El Salvador dove era, missionario, lui e il Guatemala, dove tutt'ora mi trovo io.
Certamente, voi avete ricordato e celebrato molte volte la vita e l'attività missionaria e francescana del P. Cosma in El Salvador, che è uno dei cinque piccoli Stati dell'America Centrale.
Voi conoscete la sua vita apostolica attraverso la lettura dei giornali, delle riviste, dei libri che ne illustrarono le molteplici e varie attività. Potrei dire che altrettanto è accaduto per me, per quanto può riguardare la sua vita adulta. Voi, però, l'avete conosciuto anche come un ragazzino comune del vostro paese, e poi come francescano, sacerdote e missionario, sia pure nelle poche e brevi visite che faceva alla famiglia, o per qualche periodo molto limitato di riposo.
Dalle varie testimonianze raccolte un po' dovunque possiamo comporre un accordo armonioso di voci che attestano la sua gentilezza di tratto verso chiunque, la disponibilità di un aiuto verso tutti; frutti di una delicata compiutezza e di una notevole maturità, raggiunte nel quotidiano lavorio della sua vita privata.
In Centro-America tutti hanno parole di lode per il suo fervore sacerdotale e per il suo zelo apostolico.
"Si faceva amare da tutti, piccoli e grandi senza distinzione di classi sociali".
La comunità parrocchiale, dove profuse i tesori del suo sacerdozio è unanime nel dichiarare che era veramente un sacerdote secondo il Cuore di Gesù.
Amava sinceramente tutti i suoi fedeli; se aveva una preferenza, era per i più poveri; specialmente per quei suoi parrocchiani che soffrivano a causa della violenza politica.
Era entusiasta della sua chiesa parrocchiale, che aveva costruita a prezzo di grandi sacrifici, molto più bella ed accogliente di quella precedente, e non permetteva che venisse profanata in nessun modo. Tanto meno avrebbe tollerato che venisse adibita per riti o per incontri non esclusivamente sacri.
In quella chiesa fatta di pietre e costruita con le sue mani, immagine della chiesa spirituale formata dalle anime dei suoi fedeli, egli incontrò la morte, ucciso a tradimento, mentre pregava davanti all'altare. E là, in quel tempio, che ha tanto amato, sono custoditi i suoi resti mortali, oggetto di continua venerazione da parte dei suoi parrocchiani.
Tutti sono concordi nell'affermare ch'egli morì come un vero martire della Fede: e che il motivo del suo olocausto fu l'estrema difesa dei suoi fedeli perseguitati dalla violenza politica e per aver impedito la profanazione della casa del Signore.
Molteplici segni straordinari manifestatisi dopo la sua morte e favori ottenuti da quelli che si sono raccomandati alla sua intercessione, attestano chiaramente che il suo sacrificio fu bene accetto al Signore e che lo stesso Signore si compiace di concedere, per confermare la mediazione efficace del nostro martire.
Per questo l'Autorità Ecclesiastica locale ha dato il suo benestare per l'inizio del processo canonico per la sua beatificazione.
Anche se noi non siamo autorizzati a dichiarare effettivamente che si tratta di un vero martire degno della gloria degli altari, perché questa dichiarazione appartiene unicamente all'Autorità suprema della Chiesa, però noi possiamo intervenire e facilitarne il corso, con le nostre preghiere affinché il Signore si degni di glorificarlo anche su questa terra per il bene di quelle anime che, attraverso il suo esempio, si sentono spronate alla conversione.

Raccomandiamoci a lui, certamente, nelle nostre preghiere perché ci venga in aiuto nelle nostre necessità, ma nello stesso tempo — seguendo le direttive della Chiesa — raccomandiamo la sua anima alla misericordia di Dio, come appunto stiamo facendo con la celebrazione di questa santa Messa che offriamo al Padre Celeste per il suo eterno riposo.
Una cosa molto importante potete fare voi, suoi compaesani, con l'additare l'esempio del P. Cosma ai vostri figli, perché ci sia sempre, tra di voi, qualcuno che seguendo il suo ideale, abbracci la vita francescana, missionaria.
Sarà questo il modo migliore per attirare sopra di voi la benevolenza del P. Cosma, il metodo più efficace per essere utili alla vostra parrocchia.
Il vostro concittadino — diciamo così —, il carissimo P. Cosma passi in mezzo a voi, come il seminatore della parabola evangelica ricordata dalla liturgia di questa domenica.
Egli vi aiuti a scoprire l'azione di Dio, racchiusa nel seme della sua "parola", e in tutta la sua potenza.
La "parola di Dio è sempre efficace e viva" ha una forza irresistibile: cresce, lavora, si sviluppa anche se nulla appare all'esterno: produce, vivifica, feconda anche se nulla sembra farlo avvertire.
Ognuno di voi, poi, può diventare il buon terreno, come il P. Cosma, dove la parola di Dio cresce, matura e porta frutto. In particolare, ciascuno di voi deve preoccuparsi di sé stesso per non cadere nell'errore di quelli che si credono inutili perché non sanno insegnare o ricordare agli altri i loro precisi doveri: che pensano di perdere il loro tempo se non sanno dire agli altri quello che devono fare, e soprattutto quello che non devono fare.
P. Cosma, molto sapientemente, vi ricorda che il Regno di Dio è dentro ciascuno di voi, e che dovete lasciarlo crescere e sviluppare, fecondandolo con la vostra continua preghiera e con la pratica assidua dei santi Sacramenti.
Visitando, oggi, il museo missionario che si conserva nel santuario della Madonna dei Miracoli, a Motta di Livenza, mi ha colpito una frase:

"P. Cosma non è Santo perché è un martire,
ma è martire perché era un Santo".

Questo sta a significare che "egli si era preparato al martirio" durante tutta la vita.
Poiché fu un martire silenzioso per tutti i giorni della sua vita terrena, meritò di coronare la stessa vita con il più glorioso martirio del sangue.
Mai, come in queste circostanze, la frase che sentiamo ripetere spesso, acquista il suo più ampio e commovente significato:
"Qualis vita, finis ita".
Come si vive, così si muore.

(Discorso pronunciato da sua Ecc.za Rev.ma Monsignor Angelico Melotto, vescovo di Sololà, Guatemala, il giorno 16 giugno 1985, nella chiesa parrocchiale di Mansué, presenti i francescani della basilica di Motta di Livenza, altri confratelli convenuti da diverse case religiose del Veneto, e tutta la popolazione locale che gremiva il tempio del Signore).