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ASPETTANDO UNA NAVE ITALIANA |
Dal molo ancora deserto, mi guardo intorno. L'acqua di fronte a me, tanto calma, sembra un largo mantello di seta luccicante e leggera.
Non ero mai venuta prima, qui tutto è nuovo per me.
Stringo la manina di Mauro, due anni, che si guarda in giro osservando ogni cosa e riempiendo l'aria dei suoi mille
perchè. Lisetta, dieci anni, ci segue per mano di Roberto, mio marito. Sembra pensierosa, ma attenta anche lei a ogni dettaglio. Per tutti noi è una cosa nuova trovarci di buon'ora su un molo deserto e respirare la brezza che accarezzando il mare, ci trasmette la sua freschezza e ci porta il suo profumo acuto di salsedine.
Stiamo aspettando l'arrivo di una nave d'Italia. Due persone, che ancora non conosciamo, viaggiano su quella nave e hanno l’incarico di consegnarci una valigia, segno dell'affetto dei nostri cari che, grazie a loro, ci giunge da oltre oceano.
Da qualche mese abbiamo lasciato la nostra terra. e siamo qui con il cuore carico di nostalgia, guardando il mare dal quale sembrano spuntare ad uno, ad uno, tanti ricordi.
Soltanto Mauro probabilmente si salva da queste emozioni. era cosi piccolo quando è arrivato qui.
Non sapendo l'ora esatta dell'arrivo della nave, siamo venuti al molo molto presto.
La giornata è splendida. Il sole avvolge ogni cosa con una tepida carezza, ma promette di offrire un calore intenso col passar delle ore. Il cielo è di un bel colore azzurro, interrotto qua e là da voli di gabbiani che, simili ad aereoplanini di carta, intrecciano arabeschi leggeri, pieni di armonia, nella cornice celeste.
Si leva un venticello soave, abbastanza fresco. “È provvidenziale”, mi vien da pensare, “attenuerà di certo il calore che non tarderà ad opprimerci”.
Sull'acqua, alla mia sinistra, si cullano alcune imbarcazioni che sembrano comporre la coreografia di un balletto.
Il tempo scorre lentamente per chi aspetta; guardo di continuo l'orologio, il molo è ancora troppo deserto. É chiaro che l'arrivo della nave non è molto vicino.
Finalmente laggiù all'orizzonte appare una piccola forma
indistinta, è certamente un'imbarcazione. Comincio a fissare quel punto ancora lontano. C'è più movimento intorno a me, e sono in parecchi, ora, a fissare quel punto che avanza
lentamente verso di noi.
Un brusio crescente mi avvolge. Il cuore mi scoppia di gioia. Sento parlare italiano, con accenti diversi, ma la lingua è una sola. Resto immobile,
fingendo di guardare l'acqua, e ascolto cercando di indovinare le regioni di provenienza di quelle voci così care, anche se mai conosciute prima.
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Voci che certamente, hanno qualcosa in comune, un coro di persone che stanno
vivendo come me, lo stesso dramma della lontananza e della
nostalgia.
Chi l'avrebbe mai detto che avrei sentito tanto affetto per degli sconosciuti soltanto perchè italiani, e tanta nostalgia per la mia patria. Sembra incredibile quanto può aumentare l'amore per il tuo Paese, quando ne sei lontano.
La sagoma prende sempre più forma; la nave si mostra ora in tutta la sua imponenza e sembra avanzare sempre più spedita. Il molo è molto affollato, adesso, e sento forte le voci che si intrecciano. Tutti sono eccitati e tutti guardano verso lo stesso
obiettivo.
Io sto ferma nel sole ormai caldo che mi avvolge; il venticello
continua a intrufolarsi ovunque, gonfia il mio vestito giallo a fiori
azzurri, nascondendo un pochino il mio pancione voluminoso per
l'avanzata gravidanza.
La nave è relativamente vicina, sembra ansiosa di arrivare e scivola leggera sull'acqua, quasi aumentando la sua velocità. Alcuni gabbiani che, simili a una flotta di barchette di carta, si dondolavano sulle onde godendo, pigri, della soave carezza del vento, d'improvviso si alzano in volo lasciando la cornice di piccoli fuochi che il sole, baciando quell'angolo di mare, aveva acceso intorno a loro.
Arriva Roberto, che si era allontanato un momento, portandoci un invitante cono gelato per ciascuno. Ci voleva proprio una pausa refrigerante; i bimbi lo accolgono festosi, e io
condivido con gioia quell'attimo di festa.
I viaggiatori sul ponte della nave, ora si distinguono anche se non si possono ancora riconoscere.
Da varie parti, pero, tutt'intorno, sento qualcuno gridare:
“Guarda c'è zia, la mamma, Concetta, Maria, Salvatore, eccoli sono loro”. Io guardo ogni cosa come se davanti ai miei occhi scorressero le sequenze di un film; non riesco a individuare le persone sul ponte, forse perchè non conosco nessuno, ma dal molo si leva un'agitazione sempre più forte. Ognuno grida e saluta. Il desiderio di accorciare quell'attesa per riabbracciare le persone care trae molti in inganno da ambe le parti.
Intanto, lentamente vedo alzarsi il tricolore, si gonfia di vento e sale verso il cielo. Quei colori non mi sono parsi mai così splendidi, da quanto non provavo più quella emozione!
Prendo Mauro in braccio e gli dico: "Guarda, tesoro, quella è la tua bandiera", ma lui, che ricorda di averne vista sempre un'altra fin da quando, piccolino, è arrivato in questa terra, mi indica quella che sventola sul pennone di un'imbarcazione
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ormeggiata poco lontano e dice: "Quella è la mia bandiera". "No, Mauro, tu sei italiano, è quella la tua bandiera", insisto io, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. Lui, però, cocciuto, continua a indicare col ditino l'altra bandiera. "Non è possibile", penso io e le lacrime scivolano ora copiose sul mio viso, giù, giù, fino a raggiungere i fiori azzurri del vestito.
Giro la testa perchè Lisetta non veda quelle lacrime, sento che anche lei ha il cuore che scoppia. So che non ha mai smesso di pensare alla sua terra in tutto questo tempo, e gli affetti che ha lasciato laggiù.
Lei pure ha, però, girato la testa, perchè io non veda le lacrime che stanno scendendo anche dai suoi occhi. Entrambe
siamo commosse e ciascuna cerca di tenere per se il suo dolore per non appesantire quello dell'altra. Anche Roberto è serio, sembra trattenere a fatica le sue emozioni.
Intanto la nave sta gettando l'ancora, e sul molo la scena è nuova.
Vedo decine di bambini piccoli che gli adulti alzano sulle braccia in direzione della nave. Forse sono i bimbi nati qui e che coloro che stanno arrivando non conoscono ancora.
Mi soffermo a pensare "Forse un giorno anch'io starò qui su questo molo in attesa di una nave italiana che porti i miei vecchi, anch'io avrò un nuovo bambino da alzare sulle braccia, quello che ora sento muoversi vivacemente dentro di me".
La confusione è ormai indescrivibile. Dal molo e dal ponte, grida, richiami, saluti, la distanza è così breve che amici e parenti possono finalmente parlarsi e capirsi.
Le operazioni di sbarco si svolgono freneticamente anche per l'ansia che pochi ancora possono contenere.
Ecco finalmente l'incontro. Grida saluti e richiami, non si distinguono più, tutto è così, confuso, commozione e gioia dappertutto.
Una vecchietta tutta vestita di nero, si guarda intorno smarrita, ma la raggiunge subito un giovanottone abbronzato che le si attacca al collo gridando "Mamma" e non riesce più a staccarsi da lei. Ormai le mie lacrime scendono a fiumi e finiscono per inzuppare i fiori azzurri del vestito.
Non mi rendo ancora ben conto di stare vivendo realmente quei momenti. Tutto l'insieme sembra tratto da una pagina di "Cuore".
Finalmente recuperiamo la valigia e lasciamo quel luogo. Il mio cuore è gonfio di dolore, nostalgia, e commozione. Troppe emozioni in una volta sola.
Quanto tempo mi occorrerà per smaltirle, e quanto prima che riesca a trovare la forza per ritornare al molo ad aspettare l'arrivo di un'altra nave italiana?
Marliviana Schilirò
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MARLIVIANA SCHILIRO’ |
È nata a Cormons (Gorizia) nel 1941. Ha
scoperto il piacere dell’esprimersi scrivendo, per caso, partecipando a
un corso di “Invito alla scrittura”, proposto dall’Unitre di
Mogliano Veneto. Visto l’esito positivo dei primi elaborati, ha
continuato quell’esperienza che segue tuttora con incontri mensili.
Scrive preferibilmente racconti di fantasia per “Cuori bambini” di
tutte le età. Ha pubblicato “Il portamagie” e “Annaly e il suo
fantastico mondo”, due raccolte di fiabe e racconti che, attraverso la
fantasia, vogliono riproporre valori spesso dimenticati. Ha conseguito
numerose affermazioni in tutta Italia. Da tempo dimora a Basalghelle. |
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