Il grande scienziato Enrico Medi nel libro Astronauti di Dio (Ed. Cantagalli, Siena), scrive: «Sono semplicemente uno di voi, come tutti voi, ed è per questo che mi permetto di ricordare innanzi tutto a voi consacrati della Chiesa, a voi servi di Dio, a voi Sacerdoti, giovani o anziani che siate, che noi poveri laici — papà, mamme, bambini, ragazzi e giovani — vogliamo vedere il Sacerdote santo, il Sacerdote saggio, il Sacerdote semplice, il Sacerdote crocifisso ogni giorno per l'amore delle anime e per l'ardore dei cuori.
Voi siete la nostra Fede, voi siete la nostra Luce e guai se la fiaccola si spegne e il sale della terra perde il suo sapore».
Per Mansué fu un anno straordinario quel 1948 quando udì, dall'altare, rivolgersi, da uno dei suoi figli contadini, il saluto di Dio:
«La pace del Signore sia con tutti voi».
Era la voce commossa, quasi incerta, del concittadino-contadino, P. Cosma Spessotto, in paese, sacerdote novello, per la sua prima Messa. Le sue mani odoravano ancora del profumo del Sacro Crisma, il cuore batteva forte forte, il volto levato in alto sfavillava di gioia, gli occhi fissavano un punto lontano verso l'Oriente, dove nasce il sole, e dove aveva già deciso in cuor suo di recarsi subito missionario..., mentre quella Divina Economia del Signore-Dio che l'aveva scelto suo sacerdote per sempre, l'aveva già prescelto per i «campesinos» (i contadini) del Centro-America, dove sarà sacerdote «santo, saggio, semplice, crocifisso ogni giorno per l'amore delle anime», martire dell'Eucaristia: «luce del monde e sale della terra».
Quando P. Cosma raccontava la festa della sua prima Messa in paese, la cronaca 'materiale' — così s'esprimeva — era molto succinta. Il racconto più vero e dettagliato verteva su altri particolari, si concentrava su altre circostanze.
«Cerano stati sì — diceva — gli archi trionfali di fiori, di fronde, di palme..., non come quelli di Costantino, di Tito, di Settimio Severo in Roma, o dei trionfi di Parigi! I miei archi di trionfo erano le porte della chiesa, l'abside del presbiterio, dove gli attori sono i sacerdoti, dove gli ufficiali aiutanti da campo di mille vittorie, sono i chierichetti vestiti di bianco».
(Egli non si sentiva affatto un protagonista di quei «massimi trionfi» sulle scie di Camillo, di Giulio Cesare, di Pompeo, di Mitridate, di Napoleone, ecc.).
C'erano state sì, le scritte su ogni casa, ad ogni angolo di via, sulle pareti della chiesa osannanti al «sacerdote novello», al «Figlio di san Francesco», al «nuovo levita»: o altre come «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». ecc....      .
C'erano stati, sì, la processione dalla casa natale alla chiesa, il tradizionale mazzo di fiori all'entrata del tempio, offerto da una nipotina vestita di bianco e l'immancabile poesiola, il gruppo fotografico, la schola cantorum che faceva oscillare le vetrate della chiesa! C'era stato, sì, il pranzo sociale con la partecipazione delle autorità civili e religiose, e gl'interventi oratori dei più audaci rappresentanti della 'cosa pubblica', della religione e delle relazioni parentesche. Non erano mancati sul far della sera il teatro, composto da un'improvvisata compagnia d'artisti in erba, con le solite battutine esilaranti, e lo sparo conclusivo dei mortaretti e i fuochi d'artificio a forma delle classiche girandole, ecc.… ecc! ...».
(Egli pensava ai trionfi di Gesù che passava in mezzo alle folle seminando miracoli; alla perfetta letizia di Francesco d'Assisi, gettato in mezzo alla neve, lungo il ciglio della strada maestra, per voler essere l'«Araldo del Gran Re»).
Ma P. Cosma ricordava molto meglio e si soffermava a lungo, rievocando e scandendo il discorso d'occasione indirizzatogli da un confratello, all'omelia. Per essere sinceri dobbiamo aggiungere che se n'era fatta consegnare una copia dattiloscritta e che aveva letteralmente imparata a memoria a furia di leggerlo e rileggerlo. E così lo declamava... commovendosi ogni volta, non senza ragioni!

«Sacerdote di Dio, cosa grande tu sei. Senza di te la Presenza Eucaristica di Gesù sulla terra è impossibile. Dio che ha creato cielo e universo ha bisogno di te per manifestare agli uomini la sua onnipotenza, per dispensare la sua misericordia.
Per far venire il suo eterno Figlio sulla terra, il Padre celeste ha voluto scegliersi la Vergine Maria, ma per farLo rimanere sulla terra ha bisogno di te, o sacerdote. Tu solo puoi cambiare il pane e il vino, che stanno nelle tue mani, nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sacerdote di Cristo, Padre Cosma, questo solo ricorda della tua festa... e per sempre. Non lasciare mai solo il tuo Dio nell'Eucaristia. Va spesso a trovarLo nelle sue chiese. PortaLo sempre dentro di te.
Quand'anche tutti Lo abbandonassero, tu non allontanarti mai da Lui. Quando ti sentirai stanco delle chiacchiere del mondo, racchiuditi in silenzio presso un suo Tabernacolo. Quando dovrai parlare di Lui, non preoccuparti di quello che dovrai dire, Egli ha promesso di parlare dentro di te e di suggerirti quello che dovrai annunziare».
Maria, il capolavoro di Dio Creatore, quando ricevette l'annuncio dell'Angelo non disse: «Si faccia di me secondo la Volontà di Dio», ma «Si faccia di me secondo la tua parola», cioè, secondo la parola dell'Angelo, inviato da Dio.
Cosi devi essere, tu P. Cosma, così devono essere tutti i sacerdoti: gli angeli di Dio che annunciano l'Incarnazione di Dio nelle anime, che portano Dio a tutte le anime. Se sarete i veri angeli del Signore, le folle, le anime crederanno anche a voi, come Maria ha creduto alle parole dell'arcangelo Gabriele. Quando voi direte 'sul pane e sul vino' «QUESTO è il MIO CORPO, QUESTO è il MIO SANGUE» sull'altare scende Gesù Cristo. Quando voi direte: «Io ti assolvo dai tuoi peccati» Dio ascolta, accetta e ratifica le vostre parole e Lui vi obbedisce: e Lui assolve quello che voi avete assolto e Lui salva quello che voi volete salvare.
Sacerdoti del Signore, voi soli siete grandi, voi soli siete indispensabili perché gli uomini hanno bisogno di voi, perché Dio ha stabilito di servirsi di voi.