«El Salvador, l'antica Cuscatlan, è la più piccola delle Repubbliche centro-americane, l'unica che si affaccia solo sul Pacifico, senza sbocchi sull'Atlantico. La popolazione atzeca, che occupava la regione al tempo della conquista spagnola (1525), si oppose energicamente a Pedro de Alvaro, e dovette sottostare poi a feroci rappresaglie e alla distruzione delle sue città. Spietata la dominazione dei governatori coloniali; unico conforto l'azione dei missionari. Incorporata alla 'Capitaria General de Guatemala' nel 1542, vi appartenne fino all'indipendenza (1821).
Un sacerdote, José Matias Delgado, aveva capeggiato il primo movimento insurrezionale nel 1811. 11 Salvador reagì alla dominazione messicana (1822): entrò nella Confederazione dell'America Centrale (1824-39), e nel 1939 si proclamò Repubblica Indipendente. Difficoltà interne e conflitti con paesi limitrofi impegnarono l’EI Salvador fino ai tempi recenti. Ora è in fase costruttiva.
Missionari Domenicani e Francescani evangelizzarono le tribù indiane fin dall'inizio dell'occupazione.
Ecclesiasticamente però il territorio fu dipendente dal vescovo del Guatemala fino al momento dell'indipendenza. Seguì un periodo turbolento. Il Concordato con la Santa Sede (1862) riconobbe la religione cattolica come religione di Stato, ma, a causa delle continue agitazioni politiche, non potè mai essere integralmente applicato. La situazione migliorò sensibilmente nelI ultimo secolo. La Costituzione del 1950 riconosce la personalità giuridica della Chiesa Cattolica» (P. Pacifico Pasetto).
Era l'anno 1950. Dopo un fugacissimo rientro in famiglia, al suo paese, per gli ultimi addii ai parenti, ai paesani, agli amici, dopo un giorno trascorso ai piedi della Madonna di Motta che l'aveva visto «suo cavaliere» negli anni della teologia, partì per il Salvador dove arrivò il giorno 5 aprile.
P. Filiberto, conclude la sua relazione con queste commoventi parole:
«Non aderii alla sua proposta, alle sue insistenze di rinnovare l'esperienze apostoliche del Beato Odorico da Pordenone, di ripetere gl'itinerari di Marco Polo.
Fu bene, fu male, fu calcolo, fu Provvidenza?... Non so dire! Senza indugi, senza perder più tempo mi affrettai a presentare io pure domanda per oltre Atlantico. Lo volli seguire in America... Non seppi assolutamente dire di no ad una voce interiore che mi sollecitava!
Le varie circostanze della vita, gl'intrecci del lavoro pastorale ci portarono a frequentissimi incontri, nei quali esprimevamo a Dio la nostra riconoscenza e rinsaldavamo la nostra amicizia.

 La sua vita si spense sulle mie braccia!... Considero l'accaduto una grazia del Cielo, un dono del nostro sacerdozio».