P. Cosma portava sempre con amore e santo orgoglio il suo abito religioso, il saio di san Francesco, tanto venerato da tutto il mondo e tanto simpatico alle popolazioni salvadoregne.
Una sera, dopo la celebrazione dell'Eucaristia e appena recitata la "compieta", la preghiera sacerdotale del tramonto:
1. "Signore Gesù Cristo, mite e umile di cuore che rendi soave il giogo e lieve il peso ai tuoi fedeli, accogli i propositi e le opere di questa giornata e fa' che il riposo della notte ci renda più generosi nel tuo servizio".
2. "Donaci un sonno tranquillo perché ristorati dalle fatiche del giorno, ci dedichiamo corpo e anima al tuo servizio".
3. Illumina questa notte, Signore, perché dopo un sonno tranquillo, ci risvegliamo alla luce del nuovo giorno per camminare lieti nel tuo nome".
4. "Donaci, o Padre, un sonno ristoratore e fa' che i germi di bene seminati nei solchi di
questa giornata, producano una messe abbondante" (Liturgia delle 'Ore').
Una sera — dicevamo — in visita ad una delle sue tante frazioni parrocchiali, entrarono in chiesa alcuni guerriglieri e chiesero di poter discutere con lui. Egli cortesemente li trasse in una cappellina laterale, per un certo rispetto a Gesù Eucaristia nel Tabernacolo, benché sempre dentro il tempio; li ascoltò, rispose, interrogò, trattò, poi li accomiatò stringendo loro calorosamente la mano. Nel frattempo, altri che attendevano di fuori, gli dipinsero di rosso parte della sua macchina, ma soprattutto e alla perfezione, il sedile del volante. Essendosi ormai fatto quasi-notte o perlomeno molto buio, il Padre, lì per lì non s'accorse affatto. Ma ben dolorosa fu la sorpresa quando arrivò a casa e notò un certo disagio nello scendere dalla macchina, un che di attaccaticcio lo insospettì. Si levò l'abito e... ci volle poco per rendersi conto del guaio. Sollevò gli occhi e le mani al cielo e pregò:

"Signore, Madonna santa, fate che lo scherzo o il dispetto riguardino la mia persona, non l'abito di san Francesco".