“Il mio nome è Alirio E. Orantes Fuentes, nato nella città di S. Juan Nonualco, di cui fu parroco il suo insigne fratello che oggi tutti piangiamo e rimpiangiamo molto poiché si seppe guadagnare la stima di tutti i Sanijuanesi e di tutto il Paese per la introduzione formale della coltivazione della vite.
Io fin da molto piccolo, fui allevato accanto a Padre Cosma che fu per me un vero padre e che mi diede aiuto tanto economico che spirituale, anzi gli faceva piacere conservare il segreto che mi aiutava. In altre parole era molto riservato in tutto, gli piaceva far del bene e non divulgarlo.
Vi potete fare un'idea di quanto apprezzavamo Padre Cosma, che perfino l'Università ha sentito la sua perdita, così come la società dei Viticoltori della Repubblica. Non ometto di dirvi che al Suo funerale ha assistito una rappresentanza della Ambasciata d'Italia, della vostra Patria, così come delegazioni di varie parti della Repubblica, né sono mancati sacerdoti di tutte le diocesi del Salvador” (Da una lettera alla sorella suor Pia Spessotto del 4 luglio 1980).


“Devo anche scrivere che egli portava addosso il cilicio: lo trovai nella valigia assieme ai suoi indumenti ed egli mi rimproverò quando si accorse che


ci avevo messo involontariamente il naso. Mi guardò dolcemente pregandomi di non dirlo a nessuno” (Suor Pia Vittoria Spessotto).


Si è risaputo che il cilicio P. Cosma lo portava spesso durante la celebrazione della Santa Messa e durante il ministero delle Confessioni.


“Ho avuto occasione di conoscere P. Cosma un po' dagli scritti che mandava in famiglia e che mi venivano fatti leggere dai familiari. E un anno l'ho potuto conoscere di persona essendo venuto in famiglia per un periodo di riposo. L'impressione che mi ha dato è stata di una grande edificazione: un'anima serafica di profonda preghiera e di squisita pietà. Un appassionato delle anime, delle quali sembrava portare nel cuore le gioie e le pene; delle quali parlava spesso con il tono di chi ne è preso.
Dimostrava di vivere con particolare sensibilità i problemi sociali del suo popolo, nei quali si sentiva, come Chiesa, pienamente coinvolto. Una risposta a questi problemi, che egli ha voluto dare, sono appunto quelle scuole parrocchiali, dalla materna alle superiori, che, come un vero miracolo, egli è riuscito a realizzare e sostenere in mezzo a tanta povertà, nella sua parrocchia.
Altro monumento del suo zelo sacerdotale, la grande nuova chiesa che ha costruito a S. Giovanni di Nonualco. Vere imprese di realizzazioni, anche solo sotto l'aspetto economico; ma delle quali egli ne parlava in tono tanto modesto e quasi schivo.
Mi parve un'anima squisitamente sacerdotale, dotata di una profonda spiritualità, di una coscienza tanto delicata”.
(Don Marcello De Nardo, Parroco di Visnà (TV)).


Il 26 maggio 1982, in piazza san Pietro, il Santo Padre benediceva una delle due sorelle del P. Cosma (suora della Misericordia), pellegrina con un gruppo di ammalati. Essa racconta:
“Quando il Papa mi fu vicino gli gridai: 'Sono una sorella del P. Cosma'.
'So chi è — rispose il Papa — l'ho ben presente'. E la benedisse”.
(Missioni Francescane, 3 giugno 1983).


“Io che lo conobbi da vicino, testifico che P. Cosma considerava tutti 'fratelli in Cristo Signore\ Egli patrocinava la pace di tutti con tutti. Difendeva la sua parrocchia da ogni estremismo. Per lui la giustizia 'non è nata zoppa e morirà paralitica', ma è una virtù cristiana che sa dare e deve dare a ciascuno il suo secondo ragione e legge.
Gli abitanti della regione di La Paz lo conobbero come pastore difensore degli umili, sacerdote esemplare. Di fronte al tabernacolo soleva prendere le sue iniziative pastorali, che poi lui esponeva, comunicava e umilmente realizzava, in rispettoso ossequio alle indicazioni del suo vescovo diocesano, monsignor Aparicio y Quintanilla, come lo stesso affermava nel suo elogio funebre che, più che funebre, chiamerei 'elogio di canonizzazione'.
Oh, come lo seppe presentare bene, il vescovo diocesano! E come seppe presentare teologicamente la figura del 'vignaiuolo', monsignor Rivera y Damas, nella sua omelia domenicale, tenuta nella cattedrale metropolitana di San Salvador il giorno dopo il suo martirio!
In quei giorni P. Cosma stava aspettando la statua di Cristo Re che avrebbe messo in cima alla cupola della chiesa, che oggi è diventata il suo mausoleo: un monumento di Fede in Dio e di amore al suo popolo di San Juan: una bella testimonianza della collaborazione tra parroco e parrocchiani: un segno perenne di gratitudine dei fedeli al loro parroco-Martire della Carità”.
(P. Filiberto Dal Bosco).


“Nella sua tragica morte noi fratelli non ci siamo chiesti chi lo avesse ucciso!... Ho sempre capito che desiderava morire martire per ricambiare l'amore che Dio nutriva per lui. Dio lo ha esaudito.
Mi esortava, anche attraverso la corrispondenza, ad essere fedele alla mia vita religiosa e mi ammoniva della mia responsabilità dinanzi al mondo. Era un sacerdote di molta preghiera per la quale, raccontava, Iddio aveva compiuto miracoli durante i lunghi anni del suo lavoro in missione”.
(Una sorella, suora).