La virtù di P. Cosma era fatta d'una amabilità, d'una semplicità commoventi e nello stesso tempo “forte come testata d'angolo, come una colonna che non crolla mai”. Semplice come una colomba, prudente come un serpente, saggio come un genuino figlio del Vangelo. La stima, la simpatia, l'amore fraterno che portiamo al nostro confratello, ci fa attenti a tutte quelle manifestazioni che lo vogliono continuamente e tanto meritatamente ricordare.
Stiamo per dire che non si può sfuggire alla verità; non si sfugge a Dio.
Nel mese di settembre dello scorso anno ('82), alcuni nostri confratelli organizzarono una settimana di preghiera e di studio alla Mendola in provincia di Trento. Erano presenti fra i molti altri invitati, anche parecchi missionari, di quelli che saltuariamente ritornano in Patria per un brevissimo periodo di riposo, per rivedere e salutare, forse per l'ultima volta, parenti, amici, conoscenti. Quando si toccò l'argomento: missioni e missionari, balzò fuori il nome del Martire P. Cosma. E poi subito la domanda: “Cosa fare per ricordarlo! Come onorarne la memoria! Cosa potrebbe gradire P. Cosma se fosse in mezzo a noi! Cosa gli può tornar gradito, ora, che è in Paradiso?”. La risposta di tutti fu: “Ma naturalmente in chiesa! Una solenne concelebrazione dell'Eucaristia! Una funzione religiosa attorno all'altare!”.
E la solenne concelebrazione ci fu. Poi siamo venuti anche a sapere che per la circostanza fu usato “un calice nuovo”, che la commovente delicatezza dei confratelli aveva preordinato come cosa certamente graditissima a P. Cosma, e come gesto di stima per il confratello Martire della Eucaristia.
Dall'America ci giungono continuamente testimonianze della pietà eucaristica del P. Cosma: delle ore che passava in adorazione dinanzi al tabernacolo; della gioia con la quale istruiva i ragazzetti a far da “chierichetti”: soprattutto dell'entusiasmo che metteva nel seguire alcuni dei suoi migliori ragazzi incamminati al sacerdozio. Con quanto amore se li preparava, dopo tutto, per prendere il suo posto... consapevole che gli anni passano per tutti!
Due suoi giovani sono, così, già sacerdoti; altri quattro lo saranno tra breve. La semente è stata gettata abbondantemente, il suo sangue la feconderà: la sua chiesa di San Juan Nonualco non rimarrà senza “sacerdote”.
Stiamo per dire che il P. Cosma avrà certamente fatto questo patto con il suo Signore: “Signore, fa di me uno strumento della tua Pace! Portami via con Te quando vuoi, ma non lasciar senza pastore il tuo gregge”.
Questa, delle vocazioni sacerdotali e religiose, era la principale preoccupazione del ministero sacerdotale di P. Cosma, come del resto lo è per ogni comunità consacrata al bene delle anime, per ogni diocesi, per la santa Chiesa di Dio.

I suoi rari rientri in famiglia, dalla missione, erano una vacanza spirituale dedicata alla preghiera, alle veglie Eucaristiche, alla istruzione dei ragazzi sull'importanza delle Missioni, sulla bellezza della vita missionaria, sulla gioia del padre missionario che si vede riempire la chiesa di fedeli, dopo anni di lavoro, di catechismo, di predicazione, d'apostolato.