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Pubblicazione realizzata dalla Scuola Media
Statale “I. Nievo” di Mansuè, Dicembre 2001 |
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Immaginate di essere in un
lager nazista, un campo-satellite di Auschwitz, nel 1945, dove un paffuto
caporale con l’asma e un colonnello con un braccio di ferro, un alano
violento come amico e una passione per le orchidee, perseguitano la gente
assieme ad altri "individui eletti", che a un cenno della mano
sono pronti a sparare. Questa non è solo la condizione di vita che c’era
in Europa negli anni della II guerra mondiale e in quelli immediatamente
precedenti, ma è anche l’ambientazione di "All’ombra del lungo
camino", il libro che ho letto alla fine delle vacanze estive,
scritto da Andrea Molesini, uno scrittore veneziano che insegna all’Università
di Padova. I protagonisti di questa storia sono lo zingaro Merlino e
Shulim, un ragazzo ebreo. Essi, insieme agli altri deportati nel campo di
sterminio, vengono aiutati da Lenzuolino e da Sir Fox, due fantasmi un po’
svitati, e da Puzzola Puz, una puzzola parlante. Ad un certo momento, gli
"ospiti" del campo precipitano nella disperazione a causa dell’ordine
di costruire un forno crematorio dove sicuramente sarebbero finiti tutti.
Il forno viene costruito e il destino dei deportati sembra essere segnato,
ma all’ultimo momento, quando i condannati sono ormai stati addormentati
dal gas emesso dalle docce e gettati dentro il forno, i tre aiutanti
magici entrano in azione e materializzando una nuvola di fumo riescono a
portarli in salvo.
È una storia che potrebbe sembrare inverosimile, ma in
realtà è vera fino all’ultimo dettaglio: è la storia di un uomo e di
un ragazzo che hanno resistito a tutto grazie ad un sogno di libertà,
senza cedere alla volontà dei loro aguzzini di farli diventare simili a
bestie. Questo libro mi è piaciuto molto, perché racconta di uno dei
più grandi genocidi della storia con qualche accenno di ironia senza
però rendere ridicolo questo spaventoso evento.
Dalla Nora Alice (3 H) |
Tra le tante pagine buie del nostro passato,ce n’è
una quasi dimenticata: la grande persecuzione dei gatti, che per secoli
vennero barbaramente torturati e uccisi in tutta Europa. È da questa
realtà storica che prende il via la vicenda degli splendidi Miw, i gatti
dorati capaci di comunicare col pensiero e di influenzare la mente umana .
Insediati in un’antica città francese e fedeli
alleati del suo Duca, saranno loro a guidare la rivolta contro il crudele
usurpatore del titolo e del potere. Le armate del gatto Oman si troveranno
così a combattere a fianco di Cam, giovane senza paura, diventato
Seroster grazie ad un pugnale e ad una spada miracolosi. Sconfitto l’usurpatore,
Oman scoprirà , insieme al padrone che tutte le strada portano a Bubastis,
il paradiso dei gatti.
Consiglio questo libro agli amanti della razza felina,
perché è pieno di mistero e insegna molte cose sui segreti di uno degli
animali che ci sono più vicini: il gatto. È un romanzo dalla collana
superjunior della Mondadori e chi desidera leggerlo può trovarlo presso
la nostra Biblioteca Comunale.
Sandri Sara (2 H) |

Non lasciatevi
ingannare dalle premesse.
Eravamo in quattro: William, Samuel Harris, George, io e naturalmente il
nostro cane Montmorenay. Seduti nella mia stanza, fumavamo e parlavamo di
quanto stessimo male dal punto di vista della salute: ci sentivamo tutti
malandati e avevamo bisogno di svago. Dopo varie discussioni abbiamo
deciso di avventurarci in un’entusiasmante gita in barca nelle dolci,
profonde e carine acque del Tamigi, che poi hanno rivelato avere una
natura assai infida e ostile.
Pensavamo d’imbarcarci per una piacevole e rilassante gita all’aria
aperta. Desideravamo ammirare le tranquille acque del fiume baciate dal
raggio argenteo della luna e coperte dal fosco velo della notte che oscura
la vita pulsante intorno alle sue sponde. Speravamo di addormentarci
dolcemente, cullati dal ricordo dorato del sole al tramonto che lentamente
svanisce dietro le nuvole fredde e tristi. Invece ci siamo trovati a bordo
di un «catorcio» che ci ha trasportati nelle burrascose acque di uno
sciocco fiume che ci ha fatto patire le pene dell’inferno e… a voi
scoprire il resto della storia !!! Buona lettura.
Sara e Diana (3 I) |

Il film di Tim Burton non è un remake né un sequel
del classico "Il Pianeta delle scimmie" di Franklin J. Schaffuer
(con Charlton Heston). È un "kolossal, dove gli
effetti speciali fanno i due terzi del lavoro".
Nello spazio interstellare una grande astronave viaggia con a bordo gabbie
di scimpanzè addestrati a guidare piccole navicelle da mandare in
perlustrazione. Quando l’equipaggio si rende conto che una tempesta
magnetica ha mandato in tilt i computer, spedisce in avanscoperta lo
scimpanzè del pilota Leo Davidson (Mark Wahlberg). La scimmia scompare
dallo schermo visivo in pochi istanti e tocca a Leo andare a cercarla.
Entra nella tempesta e il suo velivolo, ormai con i motori fusi e quindi
inutilizzabili, atterra con uno schianto su un inospitale pianeta dove le
scimmie hanno reso schiavi gli uomini. Le scimmie vivono e vestono come
gli umani, sono fortissime, velocissime e violente, amano il frastuono e
sono terribilmente razziste: i pochi uomini rimasti sul pianeta vengono
considerati deboli e stupidi e perciò vengono usati come animali
domestici. Catturato con altri uomini dal mercante di schiavi Limbo, Leo
viene acquistato e in seguito liberato dalla principessa Ari (Helena
Bonham Carter), aristocratica scimmia figlia di un potente senatore. Sarà
lei che lo condurrà, insieme ad altri umani, fuori dalle grinfie del
perfido generale Thade (Tim Roth) che vuole massacrare il genere umano.
Leo, guidato da Ari, giungerà fino all’astronave da cui riceveva ancora
segnali. Ma Davidson avrà una brutta sorpresa: l‘astronave madre c‘è,
ma si è schiantata lì molto prima di lui e, dalle scimmie del
laboratorio spaziale, ha avuto origine la stirpe di primati che ora domina
il pianeta. La tempesta elettromagnetica lo ha portato nel futuro, un
futuro dominato appunto dalle scimmie. Insieme a Daena (Estella Warner),
una ragazza innamorata di lui, Leo organizzerà un piano per battere l‘esercito
delle scimmie di Thade e sarà il suo scimpanzè a salvarlo.
Sara Sandri (2 H) |
Avete visto il film "Il mandolino del Capitan
Corelli"? Noi ve lo consigliamo perché è realistico ed è
ambientato al tempo della II guerra mondiale, in particolare durante la
campagna di Grecia degli italiani. Il bello di questo film è la storia d’amore
che nasce fra la bella Pelagia (Penelope Cruz), di origine greca e
abitante nell’isola di Cefalonia e il Capitano Corelli (Nicolas Cage),
un italiano sbarcato sull’isola all’inizio della guerra.
Prima del suo arrivo, Pelagia era fidanzata con Mandras, un pescatore che
si unisce ai partigiani per combattere gli invasori, ma poi….. Il resto
ve lo lasciamo immaginare ma, se la curiosità vi stuzzica, il film vi
aspetta!!!
Debora (2 H) e Giulia (2 G) |

Ecco delle utili informazioni per chi
non fosse ancora andato a vedere il film "Come cani e gatti". Le
premesse della storia sono da ricercare nell’antico Egitto, in un tempo
lontano in cui i topi mangiavano tutto il cibo degli Egiziani. Un giorno
arrivarono i gatti che scacciarono i topi, così che furono venerati come
delle divinità al punto da diventare tanto potenti da tiranneggiare gli
stessi Egiziani. Questo durò finché arrivarono i cani, che scacciarono i
gatti e divennero i migliori amici degli uomini. Adesso i gatti vogliono
riconquistare il loro predominio sugli uomini. Ma come? Uno scienziato è
vicino a trovare il vaccino contro le allergie ai cani e, non appena l’avrà
trovato, invertendo la formula per i gatti sarà possibile diffondere una
grandiosa allergia canina, tale da indurre gli uomini a scacciare gli
odiati rivali di sempre. I cani sono a conoscenza di questo micidiale
piano dei gatti e vigilano sulla casa dello scienziato. L’agente canino
responsabile della protezione dell’uomo, è un cucciolo di nome Lu che,
capitato per sbaglio in casa dello scienziato, riuscirà a guadagnarsi l’affetto
di suo figlio e sarà disposto a rischiare la vita per il ragazzo. In
seguito, infatti, aiutato da Buch, che è il capo degli agenti segreti, e
da tutti i cani del quartiere, il coraggioso Lu affronta dei terribili
killer felini e riesce anche a …….Adesso basta, per sapere come va a
finire la storia dovete proprio andare a vederla! Vi possiamo ancora
anticipare che si tratta di un film spettacolare, ricco di effetti
speciali e di apparecchiature ad alta tecnologia, come la cuccia di Buch,
piena di computer, di schermi, di dispositivi per viaggi attraverso lo
spazio. Certo non si può dire che sia un film tranquillo!
Diego F. e Daniel (2 G), Miriam (2 H) e Marina (3 G) |
Il film inizia con l’inquadratura del cimitero di
Longarone dove un uomo anziano (capiremo poi che si tratta di Olmo
Montaner, il geometra della diga del Vajont) è chinato su una tomba sulla
quale posa una rosa bianca: è la tomba di Ancilla, sua moglie, che morì
quel maledetto 9 ottobre 1963.
Subito dopo, con una impressionante inquadratura dal
basso verso l’alto, inizia il lungo flash back attraverso cui
Renzo Martinelli, il regista, racconta la vicenda della costruzione della
diga e del disastro del Vajont. Si vedono gli operai al lavoro, gli
ingegneri negli uffici impegnati a rivedere i progetti e a risolvere
problemi. Nelle sequenze successive conosciamo le vicende di alcuni
operai, la morte tragica di uno di loro, la vita della gente dei paesi
della valle.
La diga era una cosa molto importante, avrebbe dato
lavoro a tanta gente, sarebbe stata la più grande del mondo e avrebbe
fornito corrente elettrica a molti paesi d’Europa. Dietro questa impresa
c’erano profitti enormi per la Sade, la ditta costruttrice, e per lo
Stato, che l‘avrebbe acquistata dopo il collaudo finale.
Fin dai primi mesi dei lavori i contadini dei paesi
della valle si lamentano perché quella montagna loro la conoscono bene,
è franosa, tanto che viene chiamata monte "Toc", hanno paura
che venga giù poiché si é aperta una crepa lunga 3 km. e larga 4 metri.
Alla costruzione della diga comincia ad interessarsi una giornalista di
Belluno, corrispondente dell’"Unità", Tina Merlin, che
pubblica nel suo giornale articoli allarmanti sulle possibili conseguenze
della creazione del lago artificiale e comincia a sostenere le proteste
degli abitanti del luogo. Nel frattempo inizia la storia d’amore tra
Olmo e Ancilla, il tempo passa, i due giovani si sposano e Ancilla presto
è in attesa di un bambino. La montagna continua a tremare e in parte a
franare, mentre i costruttori e i politici nascondono all’opinione
pubblica i problemi di cui ormai sono a conoscenza.
Il 9 ottobre 1963 si sentono delle forti scosse di
terremoto e Olmo, rimasto solo a controllare la diga e lo svuotamento di
parte delle acque del lago per farne abbassare il livello, sale sulla diga
e con un faro osserva la montagna, cercando di capire che cosa sta
succedendo. Alle 22:40 oltre 50.000.000 di m3 di montagna si
staccano e finiscono nel lago. L’acqua, come stabilito dai tecnici, era
a quota 700 metri, ma la quantità di terra che precipita nel lago è ben
superiore a quella prevista in una simulazione fatta in precedenza per
stabilire a quale livello mantenere l’acqua senza il rischio di una
tracimazione nel caso di una frana. La diga resiste, ma l’onda si
abbatte su Longarone e sui paesi vicini, provocando 2000 morti, tra cui
Ancilla, di cui non si sa più niente. Olmo si salva. Il film si chiude
nuovamente con una sequenza nel cimitero in cui Olmo sulla tomba di
Ancilla afferma di non poter perdonare i responsabili della tragedia.
Il film mi è piaciuto perché è molto spettacolare,
ci sono numerose inquadrature oblique dall’alto e dal basso molto
suggestive e belle sequenze in esterni realizzate anche con interventi
digitali. Negli otto minuti finali ci sono molti effetti speciali, quest’ultima
parte è molto emozionante: si vede la montagna che crolla, l’acqua che
scavalca la diga (l’onda pareva proprio che ci stesse precipitando
addosso) e alcuni dei personaggi della storia che muoiono. Chi non avesse
ancora visto questo film, si affretti.
Andrea Trevisan (3H) |
Quesito
scolastico
Qual è quella cosa che quando è nera è pulita e quando è bianca è
sporca?
a cura di Sandra (1 H)
(la soluzione alla pagina seguente) |

Alcune sere fa ho
visto "The Truman show", il film di Peter Weir che ha come
protagonista Jim Carrey, Il film narra la storia di Truman Burbank, un
uomo di trent’anni la cui vita, fin dalla nascita, è stata ripresa da
telecamere e costituisce l’essenza di uno spettacolo televisivo, una
soap opera allestita in uno studio televisivo grande come un’intera
regione. Truman vive quindi in un paese artificiale, una mega- scenografia
e anche sua moglie, i suoi amici, i suoi vicini...sono tutti attori.
Truman non lo sa e vive la sua vita normalmente, osservato da tutti e
controllato costantemente dal regista che è anche l’inventore dello
show. Quest’ultimo è onnipotente: nella città e nella vita di Truman
è una specie di Dio, può fare tutto quello che vuole, può far sorgere
il sole o può far morire Truman annegato, tenendo però conto dei gusti e
dei desideri del pubblico che segue lo show. Tutto ciò dura fino a quando
questa specie di "predestinato" non comincia ad avere dei
sospetti sulla realtà in cui vive e comincia ad indagare e a capire
quello che gli sta succedendo. Allora si ribella, scappa fino ad arrivare
alla fine di quel mondo finto nel quale ha vissuto finora e da quel mondo
esce definitivamente attraverso una porta, così come si esce da una scena
teatrale. "The Truman show" mi ha fatto pensare ad un altro film
che abbiamo visto a scuola, "La finestra sul cortile" di A.
Hitchkock (1954), in cui un fotoreporter immobilizzato da una gamba
ingessata passa le sue giornate a spiare dalla finestra le vite dei suoi
vicini di casa. Ho pensato anche alla trasmissione televisiva "Il
grande fratello". È evidente che alla gente piace spiare la vita
degli altri. Ma perché? Perché tutti quanti abbiamo visto almeno una
volta "Il grande fratello"? Forse perché siamo dei guardoni? A
tutti noi piace seguire i fatti degli altri, sapere cosa fanno, dove vanno…
ciò è frutto di una normale curiosità, oppure dietro i nostri
"spionaggi" c’è qualcosa di peggio? Ma la cosa più grave è
che queste nostre tendenze, sicuramente da non incoraggiare, vengano
sfruttate dai mass-media per guadagnarci sopra. "The Truman
show" e anche "Il grande fratello" sono trasmissioni
commerciali: in tutte e due l’obiettivo principale è "fare
audience". Anche se nel "Grande fratello" i dieci
protagonisti sanno di essere spiati e si comportano di conseguenza,
assumendo atteggiamenti che ci vorrebbero far credere spontanei, ma che in
realtà si trasformano in una specie di sceneggiato.. E chi ci dice che
non sia proprio il "Grande fratello" a dire ai dieci attori come
comportarsi e che ruolo assumere all’interno della casa?
Questo film, che si inserisce nel genere della fantascienza sociologica
(cioè una fantascienza che proietta nel futuro alcuni problemi della
società attuale, evidenziandone le implicazioni quasi sempre
catastrofiche), mi ha un po’ angosciata, inducendomi a riflettere sui
nostri comportamenti e soprattutto sul ruolo dominante che il
"guadagno" ha presso la nostra società, che non rifiuta di
sfruttare la vita di ciascuno di noi per "fare soldi".
Serena (3 H) |
Cari
lettori e lettrici del giornalino, voglio parlarvi di un libro che ho
letto durante la scorsa estate. Si intitola "La notte dei mostri di
fango" e appartiene alla collana dei "Piccoli Brividi". Il
libro racconta di un ragazzo, Denny, al quale sta antipatica una compagna
di classe che si vanta sempre di non avere paura di niente. Una notte,
allora, Denny decide di spaventarla travestendosi da "mostro di
fango", uno dei personaggi che, secondo una leggenda del posto,
uscivano dal fiume per spaventare la gente. Il ragazzo però non sa che
non si tratta di una leggenda e ignora anche che è proprio quella la
notte in cui i "mostri" si sollevano dalla melma e si aggirano
per le strade del paese seminando terrore. Però, quando vede la compagna
in pericolo e in preda al terrore, interviene con decisione e la salva. Il
giorno dopo, tornata a scuola, la ragazza racconta la brutta avventura e
confessa di aver avuto una paura terribile: purtroppo nessuno le crede.
Ben le sta! Quando ho scelto questo libro, ho guardato prima di tutto la
figura in copertina e vi assicuro che la storia vi trasmette lo stesso
brivido. Vi consiglio di leggerlo, ma solo se siete tipi coraggiosi e non
avete paura del buio!
Sara Vargiu (2 H) |
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