
13 Settembre 2001
Caro Gabriele ,
come va? Cosa hai fatto durante le vacanze estive? Io
sto bene e in questa lettera ti voglio raccontare come ho trascorso le
vacanze. Appena finita la scuola mi sono concesso circa un mese di pieno
relax. Mi svegliavo verso le 10 di mattina e passavo quasi tutto il giorno
sdraiato sul divano a guardare la tv. Non mi divertivo molto, ma non avevo
neanche voglia di fare altro. All’inizio di luglio ho iniziato a fare i
compiti (sai.. il senso del dovere!): dapprima ho svolto gli esercizi del
libro di italiano, poi quelli di matematica ed infine quelli d’inglese.
Il 13 luglio era il giorno del mio compleanno: finalmente compivo 13 anni.
Ho fatto una gran festa con tutti i miei amici: eravamo in 15 ed abbiamo
giocato a calcio e a pallavolo. Alla fine della festa, rimasti in pochi,
ci siamo fatti reciprocamente i “gavettoni” con bottiglie e secchi
pieni d’acqua. Peccato che tu non ci fossi, ti saresti divertito
moltissimo!!!
Purtroppo i compiti estivi erano così tanti che ho
dovuto continuare a “lavorare” fino alla fine di luglio. I primi
giorni di agosto, approfittando delle ferie di mio papà, sono andato
parecchie volte al mare, ma sempre in giornata. il giorno di Ferragosto mi
sono divertito molto: ora ti racconto. Un mio amico ha una casa al mare
con la piscina, a Duna Verde, vicino Caorle, e ci ha invitato a
trascorrere una giornata presso di lui. Lì ho giocato e nuotato tutto il
giorno e la sera ho fatto un giro per il paese. La tristezza di dover
tornare a casa dal mare è stata superata facilmente dalla prospettiva del
campo-famiglia al quale ho partecipato, con la mia famiglia appunto, la
settimana successiva, in montagna, a Castello Tesino, in provincia di
Trento. In questi giorni mi sono divertito moltissimo, anche grazie alla
simpatia delle animatrici, Annalisa ed Elisabetta, e ho conosciuto nuovi
amici e amiche che venivano da tutta Italia, perfino dalla Puglia,
precisamente da Monopoli. Finito il periodo alpino, ho dovuto passare
alcuni giorni in assoluto riposo, sia per abituarmi al clima di pianura
(che si mantiene ancora a livelli estivi e … soffocanti!!!), sia
perché, come ben si sa, le vacanze stancano!!! Come sai sono un
appassionato giocatore di basket e sono alla ricerca di un paio di scarpe
come dico io, ma che ancora non ho trovato, ossia le scarpe c‘erano, ma
il prezzo era….alle stelle!!! Ora ti lascio perché devo andare all’allenamento
di basket.
Scrivimi presto !!!!!!
by Francesco (3 G)


Un
giorno un fantasma di nome Gasper, spaventoso e terribile, partì per il
castello dei fantasmi.
Percorse la strada veloce. Entrò nel castello come un
razzo per un buco nel muro e attraversò una porta.
Saltò
su un lampadario e piombò sul microonde, così finì arrosto con
le patatine.
Mario (1 H)

3
Ottobre, 2001
Caro Bepi,
cose straordinarie succedono in questa casa! No, non c’è
stata un’invasione degli extraterrestri e neppure è caduto un
meteorite. No, niente di così banale: il mio gatto non si decide a voler
diventare umano a tutti gli effetti. Ecco cosa succede!!! È veramente
incredibile: se il cane di Toni gli porta il giornale sulla poltrona,
Snoopy addirittura lo legge, perché il mio gatto non può umanizzarsi? In
fondo non gli chiedo tanto: solo di mangiare la carne con la verdura e la
pasta, di bere col bicchiere, di usare le posate, di pulirsi il muso e i
baffi con il tovagliolo, di sparecchiare la tavola, di lavare i piatti, di
preparare la colazione, di lavare, stendere e stirare la biancheria, di
programmare la sveglia, di servire da bere quando ci sono ospiti, di
strappare le erbacce, bagnare i fiori e di fare appena qualche altra
dozzina di lavorucci facili facili. Ora dimmi che sono esigente!
Nonostante le possibilità che gli offro: è proprio un ingrato. Mi sa che
dovrò licenziarlo! Ora che ci penso, non fa niente come lavoro. Oh, che
scandalo! Urge provvedere subito. Che sciocca sono stata. Tornando a noi,
più che licenziarlo, ho in serbo per lui alcuni trucchetti. Per esempio
fare il bagnetto, offrirgli solo da mangiare uova bollite, ecc. A presto.
nonna Osvalda
4 Ottobre, 2001
Cara Corteccia di Quercia,
cose terribili succedono nella mia tana e nel mio territorio. No, non c’è
stata un’invasione di cani, e neppure i topi hanno cambiato tana
(infatti sarebbe un bel guaio, perché ho scoperto dove si ritrovano e li
posso cogliere di sorpresa). No, niente di così banale: la mia padrona mi
vuol far diventare un umano. Aiuto!!! È veramente incredibile: Dixi può
poltrire tutto il giorno, Speedy addirittura graffia il divano e la
signora Anna della tana a fianco lascia persino Max uscire con la sua
micina. Robe da pazzi! La mia padrona invece mi chiede di tutto e di più:
mangiare anche verdura e pasta, bere col bicchiere, usare le posate,
pulirsi il muso e i baffi con il tovagliolo, lavare i piatti, e non ti
faccio tutta la pappardella dei lavori che devo fare, o finiresti per
addormentarti. Come, stavi già dormendo? Oh, scusa, non mi sono accorto
dell’ora, ma mi sto godendo il mio poco tempo libero. Prima ne avevo di
più a disposizione, ma ora la mia padrona si è messa in testa anche di
farmi fare il guardiano notturno (ho appena finito la ronda di
mezzanotte). Devo sudare sette pellicce, e neanche riesco a svolgere tutti
i lavori che mi ha affidato. E ogni volta che accenno ad accovacciarmi sul
dolce tappeto erboso del giardino, lei afferra la scopa e me la batte sul
fondoschiena. E dire che mi ha insegnato con quello strano oggetto a
creare un forte vento spostando quei simpatici granellini di polvere e
sporcizia che io mi diverto ad acchiappare al volo. Tsk… gli uomini! La
mia padrona, poi, è la peggiore di tutte, ha proprio un cane per pelo! Ma
le cose devono sistemarsi, e io ho già qualche trucchetto in mente:
entrare in casa, graffiare la zanzariera e le tende (quelle ricamate,
naturalmente), ecc.
A risentirci. Ciao.
Pepe
8 Ottobre, 2001
Cara Corteccia di Quercia,
sono passati lunghissimi giorni e sono distrutto. Ma alla fine… ho vinto
la guerra!!! La mia padrona si è rassegnata e posso finalmente vivere la
mia vita da gatto, e stai tranquillo che recupererò tutti i pisolini che
mi sono perso. Esplodo di gioia al solo pensarci. Ora potrò mangiare solo
paté, potrò miagolare alla mia micina, potrò persino dormire sul comodo
divano del salotto. Fortuna che la mia padrona non si è messa in testa di
farmi diventare un cane!
Pepe
8 Ottobre 2001
Caro Bepi,
sono passati lunghissimi giorni e sono distrutta. Il gatto non ha mai
ubbidito. Mi sono rassegnata, gliel’ho lasciata vinta. Oh, come vorrei
avere qui il cane di Toni che mi portasse il giornale… Cane? Ho detto
“cane”? Ma certo, ecco cosa sarà il mio Pepe! Sarà un ottimo cane!
Tanto, animale più, animale meno, è sempre animale, no? Da domani
comincerò. Ne sarà felice anche lui. Cari saluti.
Osvalda
Michele (2 H)

PER SORRIDERE UN PO’
«Ieri ho scaricato il mio fidanzato.»
«Ah sì? Da che sito?» Anonimo
Lui a lei: «Scherza tu, scherza pure. Ma sappi che il
giorno che te ne andrai io aprirò il gas. E anche l’acqua. E poi una
scatola di pelati e poi un pacco di pennette …» Enzo Ruocco
Prof.: «La prima guerra di Macedonia…»
Alunno: «Mmmm… quella contro i frutti di bosco?»
Andrea Frignani e Sebastiano Sali
Basta con questo Sostituto Procuratore della
Repubblica! Il titolare dov’è?
Roberto Benigni
Se la prima volta non ti riesce, il paracadutismo non fa per te.
Arthur Bloch
Sapete come mio padre ha tenuto in piedi la famiglia? Semplice, ha
venduto le sedie.
Mario Zucca

COME SILVER FU CATTURATO DAI FRANCESI
Era una sera burrascosa, quella del 30 luglio 1717.
Silver rimirava il mare grigio e agitato, comodamente seduto nella
poltrona di pelle intento a fumare una pipa. Dopo l’abbordaggio alla
Queen, i francesi si erano messi sulle sue tracce ed erano pronti a tutto
pur di scovarlo e ucciderlo.
«Di cosa mi vado preoccupando?» disse tra sé e sé.
«Quelli sono pappamolli, non hanno fegato. Ho conosciuto un francese, una
volta, che alla sola vista del sangue sveniva! No, non devo preoccuparmi
di nulla, sono totalmente al sicuro!!». Aveva ragione Silver a ritenere
che tutto fosse a posto: la sua ciurma era pronta a tutto, anche a morire
pur di salvare il proprio capitano.
Silver cominciava ad assopirsi avvolto nel calore
confortevole della sua cuccetta. Com’era bello starsene al caldo,
sprofondati nella poltrona più comoda dell’Inghilterra e con una pipa
in bocca, mentre gli altri faticavano sul ponte esposti ad ogni tipo di
intemperie!
Il capitano dormiva beatamente e sognava quegli
abbordaggi che non aveva mai fatto, quando Tom Lendel irruppe nella sua
cabina.
«Capitano – urlò – i Francesi! Una intera
flotta!!»
«Sia dannato quel figlio di cane che li ha mandati qui
– ruggì Silver – maledizione! Quanti sono?»
«Oh mio Dio! Ci sarà da divertirsi: spianate i
cannoni e mano all’artiglieria pesante o leggera che sia!
Se riusciremo a farla franca passeremo alla storia come
i più grandi pirati del diciottesimo secolo!!»
«Capitano – urlò entrando un altro pirata – ci
hanno circondati, non abbiamo scampo!»
Silver gettò lo sguardo fuori dall’oblò della sua
cabina e notò con sommo piacere che la burrasca si era placata e stava
sopraggiungendo la bonaccia: sarebbe stato più facile combattere in
quelle nuove condizioni. Quando Silver comparve sul ponte della sua nave,
la “Scia di sangue”, un mugolio di stupore si levò tra le file dei
Francesi: il pirata indossava una bandana con teschi ricamati sull’orlo
e teneva tra i denti giallastri un coltellaccio da baleniere. La giacca,
aperta, lasciava intravedere il petto muscoloso e le braccia possenti. I
calzoni arrivavano a metà polpaccio e sugli stivali, di pelle logora,
tintinnavano due file di ossicini, una per ciascuna calzatura. In ogni
mano stringeva una pistola ed altre ne aveva appese ad un grande cinturone
di cuoio. Ad un suo cenno, un’orda di pirati sciamò sul ponte del
veliero e si sistemò ai posti di combattimento. Al “via” del pirata
cinquanta cannoni detonarono fragorosamente, facendo colare a picco tre
delle dieci imbarcazioni francesi. Subito gli avversari passarono al
contrattacco e ben ottanta paia di cannoni eruttarono il loro carico
mortifero sulla “Scia di sangue”. Una cannonata squarciò la vela
maestra, un’altra spezzò l’albero, un’altra ancora colpì la
chiglia dell’imbarcazione; a decine le bombe piovvero sul ponte della
nave. «Calate le scialuppe – tuonava Silver – stiamo affondando !
Prendete con voi armi e munizioni, ci arrendiamo!». La delusione dei
pirati era palpabile: era proprio il loro capitano Silver a comandare di
arrendersi? Proprio lui che li aveva guidati in mille avventure e aveva
sempre detto loro di vendere cara la pelle? Non poteva essere vero.
Infatti non era vero: si trattava di un bluff. Infatti non era vero:
avrebbero assalito l’equipaggio del vascello sul quale sarebbero stati
imbarcati, catturando il comandante e poi tutte le altre imbarcazioni.
Silver espose ai compagni il piano e tutti furono d’accordo. Si fecero
catturare senza opporre resistenza e, una volta sulla nave nemica,
scatenarono il putiferio: prima di essere incatenati, presero alle spalle
i cinque carcerieri e li pugnalarono facendoli cadere a terra senza un
lamento. Poi iniziarono a fare strage di francesi. Purtroppo un mozzo, che
aveva assistito alla scena non visto, andò ad avvertire il capitano.
Questo, insieme a venticinque soldati, uccise cinque pirati e poi li
circondò puntando loro addosso i moschetti.
«Caro Long John Silver – disse con un ghigno il
capitano della nave – hai decisamente oltrepassato il limite!! una volta
che saremo arrivati in Francia sarai giustiziato!!! Stai causando troppi
guai!!»
«Cane!» sibilò Silver con odio, ma non poté fare
nulla.
Il giorno dopo una corda penzolava sinistra dall’albero
della caravella. Silver, con le mani legate dietro la schiena, vi condotto
alla forca ed un aguzzino gli infilò il cappio intorno al collo. Fu
condotto lì un prete che, con un crocifisso in mano, gli disse:
«Inginocchiati
e chiedi perdono a Dio dei tuoi peccati!». «Non mi inginocchio di fronte
a nessuno», disse silver sputando a terra.«Dio perdoni le tue colpe»,
concluse il sacerdote. La corda si tese, tirata da quindici uomini e
Silver venne sollevato a 4 metri da terra. «Vi aspetto all’inferno!»,
rantolò con l’ultimo fiato. Queste furono le ultime parole del pirata
prima di morire. Il suo corpo inerte rimase lì, penzolante, alla mercé
dei famelici falchi di mare.
Sara Sandri(2 H)
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