www.mansueviva.it info@mansueviva.it

 

[Home] [Parte 1 - La storia] [Parte 2 - Studio e preparazione] [Parte 3 - Realizzazione] [Parte 4 - Installazione] [Parte 5 - Scopertura e] [Benedizione] [Parte 6 - Inaugurazione mostra]

 

Parte 1 - La storia SAN MANSUETO: IL RITORNO DEL PATRONO
La chiesa oggi
La chiesa 1934
La chiesa 1963
La chiesa 1970
La chiesa 1990

Lontana e ignota è l’origine del rapporto tra Mansuè e il suo patrono san Mansueto, vescovo francese di Toul dal 338 al 350 e certamente non figura eponima; il legame è però consolidato e già documentato visivamente sulla storica facciata della chiesa da un antico affresco, dove il patrono era collocato entro una cornice muraria realizzata tra il portale d’ingresso e il rosone centrale. La figura del santo, deterioratasi nel tempo, risultava ancora percepibile nel 1960 e qualche stampa fotografica del periodo documenta una labile sagoma.

L’immagine del vescovo, nel frattempo scomparsa, era stata poi riproposta dall’artista Gina Roma che in quello spazio, con le stesse proporzioni e la medesima tecnica, aveva raffigurato un moderno San Mansueto interpretandone liberamente gli attributi iconografici; il dipinto, eseguito nel 1990, è rimasto sulla parete fino al 2002 quando, in seguito a gravi danneggiamenti della superficie pittorica, è stato asportato e, per quanto possibile, restaurato. L’affresco rimosso, intelato e risarcito delle lacune ma compromesso nella qualità cromatica, ha trovato infine posto in un locale della Parrocchia risultando impossibile la ricollocazione nello spazio originario. Dunque, il prospetto principale della chiesa è ritornato vuoto anche se, esteticamente, in ragione della sua essenzialità compositiva e omogeneità tonale, la facciata sembra concepita per avere un centro focale nella citata cornice.

Partendo da un’idea dell’artista Renzo Marcon, si è ritenuto che ripensare un’immagine di San Mansueto avesse un fondamento storico, culturale e devozionale potendo costituire un segno significativo per la sua protetta Chiesa, cioè per l’edificio e per la comunità dei fedeli che nel patrono si è identificata e tuttora si identifica; l’intento è stato risarcire una lacuna, ridando evidenza e quindi ribadendo anche figurativamente un legame spirituale.

Ipotizzare un'immagine contemporanea forse sarebbe stato più giustificato, ma risultava difficile trovare un artista di provate capacità, esperto nell’affresco (tecnica duratura su muratura esterna, ma che non concede approssimazioni) in grado di coniugare tradizione pittorica e modernità, leggibilità ed espressività estetica, valenza teologica e chiarezza semantica.

Più logico, ma soprattutto corretto e legittimo, ricorrere a un’iconografia storicamente accreditata e a una tecnica collaudata. In tal senso la soluzione è sembrata quasi scontata risultando la Parrocchia titolare di una pala, oggi conservata al Museo Diocesano di Arte Sacra di Vittorio Veneto, che fino a metà del Novecento è rimasta sull’altare della chiesa di Mansuè. Si tratta del dipinto di Andrea Vicentino (1542-1617) che rappresenta San Mansueto vescovo tra la Madonna con Bambino in gloria e Santi; è un’opera realizzata ad olio su tela, di grandi dimensioni (327x190 cm), dove la figura del protagonista è centrale e dominante, evidenziando il suo ruolo patronale e pastorale. Mostra un vescovo autorevole e con piena consapevolezza della sua missione che pare osservare, ascoltare e dialogare con i suoi fedeli: si dichiara persona eletta ma non incombente, forte ma non opprimente, salda ma senza rigidità e durezza.

San Mansueto rappresenta una figura carismatica ed esemplare che, provenendo dal passato, ha attraversato la storia e tuttora esiste al di sopra della storia: è perciò capace di accompagnare e unire le generazioni che qui sono vissute e le stagioni che qui si sono succedute. È una presenza che a Mansuè può quindi ritornare percepibile e concreta, per mostrare la sua benevolenza, per elargire la sua protezione, per confermare il suo ruolo spirituale.

La collocazione esterna, nella cornice destinata al Patrono, lo conferma protettore della Parrocchia e dei parrocchiani anche fuori dello spazio consacrato: assiso sulla cattedra, dall’alto (quindi come vero episcopos) guarda lontano e osserva oltre, restando al contempo visibile sulla sua chiesa e quindi invocabile ed acclamabile dalla sua comunità.

In considerazione del fatto che il mosaico è la tecnica della tradizione figurativa cristiana più antica, consolidata e ancora oggi praticata, si è ritenuto che la trasposizione musiva dell’immagine fosse la scelta ideale per la facciata, da sempre riservata al Santo.

Contatti con la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo – specializzata in riproduzione di arte antica – hanno confermato la possibilità e la disponibilità operativa garantendo pronta realizzazione, assicurando durata materiale e inalterabilità tonale anche in collocazione esterna; così, dopo aver precisamente definito la composizione formale, ottenuto il nulla osta dell’Ufficio Arti Sacre diocesano e della Soprintendenza regionale, acquisito garanzie finanziarie, l’Istituto scolastico friulano – impegnato nella conforme restituzione musiva del dipinto – ha ricevuto da don Lucio Marian l’incarico esecutivo.

È ovvio che l’immagine finale si è limitata alla figura di San Mansueto, inserita nella cornice architettonica senza le figure laterali e lo spazio perimetrale della tela originaria, che avrebbero affollato e confuso la scena, obbligando il Patrono a dimensioni più ridotte, indebolendolo e compromettendo la leggibilità a distanza. Isolata e autonoma, l’immagine del Santo risalta come presenza netta e connotata, con evidenza plastica e massa policroma accesa dalle sezioni auree del mantello contro le tessere azzurre dello sfondo, per qualificare e dominare la candida facciata della chiesa.

E il 3 settembre 2011, grazie all’impegno volontario e a tanti contributi gratuiti individuali, dopo un anno di attività riservate a ipotesi formali e consulti culturali, richieste istituzionali e redazioni contrattuali, sollecitazioni operative e collaborazioni tecniche, San Mansueto ritorna finalmente sulla facciata della sua chiesa protetta.

 Roberto Costella

homepage  - inizio pagina