Home
Biografia
Lettere ad Andriana
Lettere Fogazzaro
Poesie
Fotografie
Itinerario letterario
Accrediti
Basalghelle

La vita ] [ Gli amici ] Le opere ] La critica letteraria ] Bibliografia ]

Gli amici

Vittoria Aganoorinvitava nel "suo eremo" a Basalghelle, e nelle altre Ville i letterati della Belle Époque. Una sua grande amica fu Marina Sprea moglie dei conte Baroni-Semitecolo di Bassano della quale fu ospite nel Palazzo Rezzonico. Già amica della madre, Marina divenne per lei una seconda madre. Da lei Vittoria, incontrò il Carducci che vi andava di frequente e potè leggere le sue poesie. Vittoria non apprezzava le liriche socialisteggianti di Ada Negri quale "Fatalità", anzi ne fece una parodia in "A certi agitatori" e in "Ninna nanna"; non fu sensibile alle prime lotte di classe, piuttosto la turbarono i lutti nazionali dei 1896 per la guerra d'Africa. Scriverà "E' davvero un crepacuore questa tragedia africana e forse il peggio non è ancora venuto. Basta, speriamo in Dio!", quasi profeta dei disastro di Adua. In lei sempre profondi sentimenti di pace in "Pace" e "Fratelli vogliamo amarci?". Non fu quindi Vittoria un animo risorgimentale e forse anche per questo non fu capita.

Anche il pensiero e il contatto con la morte turbano parecchio Vittoria che soffre per la morte dei padre, dello Zanella, dei Nencioni, della madre che, dice :"io adoravo..." e di altri amici. Dirà scrivendo a Marina Sprea: "Senti non è possibile che tutto finisca qui: credimi, un giorno qualche immensa dolcezza proverà la nostra anima se sarà qui stata forte e generosa; è certo. Questo presentimento ( e in me ti assicuro è lucido e vivo) di un futuro così diverso da questa nostra stupida vita umana, non è già un segno, una prova che quel futuro lo avremo?".

Ambedue i genitori sono sepolti nel Cimitero di Basalghelle nella tomba "Aganoor" e qui lei spesso si recò e scrisse: "Quella visita mi fece bene. Nel piccolo cimitero era un giorno di pace che non ti so dire. Molto sole, sole bianco d'autunno, ma appunto quello che non stonava con la mia disposizione di spirito: molti fiori e una quiete! Tutte le cose parevano dirmi: Un po' di pazienza ! Non occorre in fondo che un po' di pazienza e poi verrai anche tu, qui, vicina alla tua mamma e al tuo papà caro, per sempre".

Vittoria invece riposerà accanto al marito Guido Pompilj, deputato di Perugia per varie legislature, per due volte sottosegretario alle Finanze, agli Esteri e rappresentante d'Italia nel Congresso Internazionale per la pace all'Aia. Il suo nome era particolarmente legato alla grande opera di bonifica dei lago Trasimeno "selvaggio" e insalubre. Guido, nato nel 1856 nella poetica villa di Monte dei Lago, mente eletta di statista, sposerà Vittoria il 28 novembre 1901 e morirà suicida accanto alla salma di lei, l'8 maggio 1910: riposeranno insieme nella Tomba monumentale di Perugia. La loro scomparsa, definita "l'ultima tragedia romantica", destò profonda commozione negli ambienti letterari e politici italiani dei tempo. Giosuè Carducci quando si sposarono inviò agli sposi un sonetto per il matrimonio: "Vola l'augurio mio fidente dalla piena anima su lei, sull'avvenire; affronti ormai le lotte della vita appoggiata ad un nobile e forte braccio; ben lo meritava. Le muse serbano pur qualche premio. Ave et salve, anima dulcissima", e già il 23 gennaio 1900 spediva a Vittoria un suo ritratto con dedica autografa.

Alta attenzione e stima l'ebbe dalla Regina Margherita che ascoltò con ammirazione la Conferenza tenuta da Vittoria al Collegio Romano nel marzo 1906. La Regina sua ammiratrice le donò un ritratto con dedica datata 29 luglio, scritta poche ore prima dell'assassinio dei Re. E' da ricordare che Vittoria e Guido furono al seguito dei Re e della Regina nella loro storica visita ad Atene (Grecia). Tra i suoi amici Fedele Lampertico, senatore vicentino a cui scriverà parecchie lettere, Alinda Brunamonti Bonacci, di Recanati, allieva dello Zanella e colpita da paralisi. A lei Vittoria dedicherà una poesia (dopo la morte avvenuta il 3 febbraio 1903 a Perugia), invierà, dalla villeggiatura di Vena d'Oro (Belluno), pure dei versi alla figlia Bice per le nozze.

Altri amici furono Domenico Gnoli saggista e critico letterario con il quale avrà un fitto carteggio, le farà visita a Venezia e a Basalghelle; Guglielmo Capitelli al quale con amicizia svelò il suo carattere dicendo: "il mio sciagurato carattere esclusivo mi ha sempre tolto dall'avere amici, dico nel senso alto e serio della parola: io non mi contento del poco..."; Antonio Fogazzaro con cui tenne corrispondenza e che definì "maestro di vita" e che di lei disse: "è il più alto ingegno femminile d'Italia"; Cesare Pascarella poeta pittoresco; lo scrittore e poeta Arturo Graf; la scrittrice affermata Neera (Anna Radius Zùccari) con cui intrattenne un rapporto epistolare di brillante ciacola veneta (vedi lettera dei 15.4.1907 in cui parla dell'orto che sogna, "dove avrei fatto crescere i buoni carciofi e le zucchette da mangiare in tegame, e i pomodori magnifici, che fan buona ogni vivanda") e confidenze femminili, familiari e domestiche, eco di poesie già scritte o che verranno. Neera stessa le risponderà volentieri anche con una poesia dove riafferma, parlando di Chiara d'Assisi, il valore della bellezza che divampa da un cuore di donna.

Vittoria Aganoor ebbe anche spesso contatti con Giovanni Verga; la scrittrice ne parla scrivendo il 18 giugno 1876 allo Zanella: "Abbiamo visto più volte il Verga, col quale abbiamo, come s’immagina, parlato molto di lei; .... Domani andremo con lui alla casa del Manzoni, di cui credo non lascino veder che due sole camere; egli, il Verga, era molto amico di casa Manzoni, e ce ne racconta molti aneddoti interessanti. ... ".

Altri suoi ammiratori furono Filippo Tommaso Marinetti, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi e Luigi Capuana.