Scriveva e
annotava tutto in forma ordinata, con calligrafia nitida, ben leggibile;
Preparava le sue prediche con minuziosità, ricercando apporti
dall'attualità, da riviste a cui era abbonato, da audio e video cassette
(don Primo Mazzolari veniva spesso nominato, così come il curato d’Ars);
conservava la traccia di tutte le prediche su quaderni scritti in modo fitto
fitto.
Persona
paziente, sapeva aspettare e confidare nel destino, nella provvidenza sia
per se stesso che per la sua parrocchia.
Dopo un serio
intervento intestinale si è trovato spesso con il singhiozzo per 24 ore al
giorno e per lunghi periodi, una croce che ha portato e sopportato senza mai
lamentarsi, per tutto il resto della vita.
Nei primi anni
di apostolato a Mansuè, si concesse breve vacanze estive a Caorle, presso la
colonia Bruno e Paola Mari, e qualche volta preferiva la montagna sempre
nella colonia di Nebbiù, in Cadore; non disdegnava organizzare per i
parrocchiani, i chierichetti, qualche gita pellegrinaggio che preparava con
meticolosa precisione.
Interesse
primario era la cura, l'attenzione che attribuiva alla chiesa, alla
preziosità che riconosceva in tutto quello che la ornava e che nel tempo
volle mantenere ed adeguare.

Con piacere ed orgoglio aveva accettato l'affresco di San
Mansueto che la pittrice Gina Roma gentilmente si era offerta di dipingere
così come ha adornato con la Via Crucis le pareti della sua chiesa;
Anche per le
celebrazioni ha sempre cercato di apportare qualche rinnovamento pur
restando nel solco della tradizione; processioni, celebrazioni solenni dei
periodi natalizi e pasquali; le feste del patrono e della madonna, il
ricordo dei morti erano momenti che lo hanno sempre trovato pronto fino a
quando ne ha avuto la forza. |