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Basalghelle

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16 MAGGIO 1886

Comincia una corrispondenza fitta tra Vittoria ed Andriana: il desiderio di conoscersi e frequentarsi, diventa subito occasione di amicizia tra le due donne di cultura, non si tratta cioè solo di un rapporto di buon vicinato tra le famiglie delle due contesse per alcuni periodi dell’anno l’una a Basalghelle, l’altra a Mogliano Veneto. La descrizione dell’ambiente e della campagna, della stagione primaverile, di Basalghelle e dei suoi fiori e del fiume Rasego che scorre dietro Villa Aganoor e che attraversa il suo vecchio parco, il colore dei "non ti scordar di me" ammirato negli occhi delle contadine purtroppo affaticate dal continuo lavoro e gli occhi della piccola Tea sono già poesia intensa.


Basalghelle,16 maggio 1886

Gentile Contessa,

non ricomincio il rosario dei ringraziamenti perché certo finirei per annoiarla grandemente; Ella però sa bene che ogni volta mi giungerà una lettera simile a questa Sua così piena di schietta amabilità e d’indulgente affetto io ne sarò contenta e orgogliosa come una regina…del bel tempo lontano lontano, il tempo delle fate, dei maghi, delle selve vergini, dei castelli incantati e della felicità. Ora che Ella m’incoraggia a scriverle "spesso", lasci fare a me, purché non mi senta chieder eresia presto. Io le darò ogni tanto senza spettare risposta e non di meno con una certa regolarità, notizie nostre; a quando quando, così senza parere, diventerò un tantino insistente nel chiederne di sue, e allora dica pure che (e sarà vero) che violento la sua cortesia e soprattutto "l’indolenza dell’età", trovata magnifica, d’un comico così saporito da esilarare un moribondo. E quel suo spirito fine e sano come questo invidio Contessa buona, e quante altre cose Le invidio !. Ma questo non impedisce ch’io Le voglia un bene forte, un bene serio. Ma mi chiami Vittoria senz’altro, La prego tanto e gliene vorrò, se è possibile, anche di più. Qui finalmente abbiamo il buon tempo dopo una settimana di piogge, di fresco, di burrasche d’ogni maniera, e il sole finalmente fa il suo dovere e la campagna pare uno smeraldo. Qui per lo più son tutte praterie; abbiamo un fiume (il Rasego) con un’infinità di braccia che butta da ubbriaco per ogni verso così che l’erba vien su fresca bella e folta che è una benedizione. Penso alla Tea cara che ama tanto il verde e il suo Mogliano. E il conte Gino dunque è ancora laggiù né per ora vi è speranza che torni. Davvero che quei "lochi" cominciano a diventare insopportabili. Ma lei Contessa resterà poi a Venezia anche il giugno ? Non so, ma certo un sentimento molto e stranamente egoistico mi fa desiderare che gli altri non possano godere ancora per molto il bene che è tolto a noi, dico la sua compagnia impareggiabile e la sua conversazione singolare e carissima.

Vede ? quei fioretti che ho posti in capo il foglio sono uno dei più abbondanti prodotti del paese; le rive del nostro Rasego ne son tutte cilestrine e i bimbi qui hanno quasi tutti, gli occhi di quel colore perché le loro mamme han sempre dinanzi quei fiori. Potrebb’essere invece perché guardano il cielo, penserà Lei, ma no; le contadine, sa bene, guardano in altodi rado. Penso che i miosotidi devono essere cari anche a Lei; di miosotidi sono pieni gli occhi della Tea e di azzurro anche l’anima ha piena; non è vero? La mamma ricambia con vera e grande amicizia il suo saluto gentile e Virginia pure. Io non le dico niente. Solo La prego di continuare ad essere con me così indulgente e buona e ne sarò tanto tanto felice la sua affezionatissima

Obb.ma VITTORIA AGANOOR