Home
Biografia
Lettere ad Andriana
Lettere Fogazzaro
Poesie
Fotografie
Itinerario letterario
Accrediti
Basalghelle

Prefazione ] 16 maggio '86 ] 21 aprile '87 ] [ 12 luglio '87 ] 3 settembre '87 ] 22 settembre '87 ] 29 novembre '87 ] 7 dicembre '87 ] 5 gennaio '88 ] 19 maggio '88 ] 22 dicembre '89 ] 20 marzo '90 ] 22 luglio '90 ] 12 ottobre '90 ] 28 novembre '90 ] 22 maggio '91 ] Quando avrai bisogno ... ]



12 LUGLIO 1887

Vittoria sottolinea come Andriana, persona schietta e cara, sa cogliere i sentimenti e i tormenti delle persone amiche descritti come una nuvola che si alza lasciando un bel cielo azzurro. La poetessa Aganoor è felice per aver ospitato il poeta romano Cesare Pascarella a Venezia per alcuni giorni e a Basalghelle per alcune ore, e manifesta il suo affetto amichevole col quale intende aiutare Andriana a superare i momenti foschi della vita, e a scacciare come si fa con un insetto molesto l’ombra che gli si è posata sul suo cuore.


Basalghelle, 12 luglio 1887

Mia adorabile amica,

sei tu sempre; nella gioia e nella pena, sempre schietta e cara, sempre l’Andriana creatura buona e intelligente che intende i dolori altrui e con la stessa squisita sensibilità si esagera forse talora i propri. Oh lo so per prova che spesso veniamo presi da una melanconia nera che come una nube compatta si mette tra noi e tutto ciò che potrebbe sorridere ai nostri pensieri; a tutto ciò che potrebbe darci speranze e promesse e allora par tutto inutile, vani gli studi e gli sforzi del passato, vano il voler lottare con la cattiva sorte, una grande ingiustizia pare ci perseguiti, un gran gosimento crediamo vedere negli altri dei nostri affanni; ci tornano in mente tutti gli sguardi invidiosi che ci colsero nell’ora della serenità e del trionfo, e tutti quegli sguardi ci sembrano adesso la velenosa origine dei nostri sconforti presenti; una grande inerzia ci coglie, una inerzia dolorosa con cui ci dichiariamo vinti e nella pungente voluttà della rinuncia troviamo quasi una compiacenza e un trionfo; ma è sempre spasimo acerbo e quello stato è atroce; oh provo tutto questo anch’io t’assicuro; ma appunto per questo so, che tutto questo ha corta durata. Torna la calma, e il pacato giudizio, torna la sicurezza nella nostra forza e in una più alta giustizia che non sia questa miserabile convenzione di convenzioni umane, questo ridicolo decreto di meschini principi e d’illogiche leggi.

La causa dei nostri dolori ci appare qual è veramente tutto prende il posto che merita nel nostro animo, e la nuvola s’alza s’alza e dilegua dietro v’è ancora il bell’azzurro, il buon azzurro, il cielo clemente dei giorni giocondi, delle gaie ore tranquille; quella nube è stata un sogno, un incubo passeggero; ora a pensarci ne ridiamo di cuore.

Noi saremo a Venezia il 1° di agosto e spero che vi sarai anche tu, ma là o altrove ci vedremo certo; ho una vera smania di vederti, di parlarti, di baciarti, di stare con te a lungo.

Alla Tea abbiamo scritto e ne abbiamo risposta; è come al solito serena e cara solo si duole che tu abbi dovuto ritardare il ritorno; le riscrivo oggi stesso, ma non le dirò che tu sei triste. Pascarella fu di nuovo a Venezia e fece una corsa anche qui per poche ore; ci riparlò di te con schietta e profonda ammirazione come tutti quelli che ebbero la fortuna di conoscerti. Forse lo vedrai a Roma dove è tornato fin da sabato scorso. Tutti ti mandano saluti affettuosissimi e la mamma vuole ti dica specialmente tante cose fortemente amichevoli e riconoscenti; io mia sempre e più cara amica, ti bacio con furore di bene e col fervido desiderio che al più presto tu scacci come si fa con un insetto molesto l’ombra che ti si è posata sul cuore. Pensa a tutti quelli che ti vogliono bene, bene serio e forte, alla stima incrollabile che tu ispiri, all’ardente volere che si ha di vederti allegra e contenta e non fosse che per gli altri forzati a vincere questo tuo stato fosco, che non ha cause relative. Ti voglio tutto il bene

tua Vittoria