Vittoria Aganoor nata a Padova nel 1855 da nobile
famiglia armena, due meravigliosi occhi neri e vivaci pieni di poesia e di
sogni, fragile e allo stesso tempo vibrante visse anni ricchi di produzione
poetica e letteraria a Basalghelle dal 1884 al 1901 anno in cui lasciò il
"suo eremo, cara villa dai ricordi amari" per approdare sulle rive
del Lago Trasimeno dove diventò "la poetessa del Lago" sposando a
Napoli il 28 novembre 1901 Guido Pompilj illustre e saggio deputato, uomo
politico prestigioso di Monte del Lago (Perugia), noto per la bonifica del
lago Trasimeno. Stimata da Giacomo Zanella suo maestro e precettore che
subito notò il suo talento tanto da prediligerla tra le sue sorelle
Angelica, Maria, Virginia ed Elena, Vittoria ebbe le lodi di Giosuè
Carducci poeta amico e di Enrico Nencioni che fu uno dei tanti ospiti, poeti
ed artisti illustri presso Villa Aganoor ora Arrigoni.
A Basalghelle Vittoria visse anni sereni, nel vecchio
parco della Villa e nelle sue lunghe passeggiate tra la dolcissima campagna
compose versi struggenti, liriche cariche del suo tormento d’amore per un
giovane amato che non corrispose al suo affetto e alla sua sensibilità
poetica.
"Leggenda eterna", la sua prima raccolta di
poesie, pubblicata nel 1900, dedicata alla madre Giuseppina Pacini,
milanese, che spesso le aveva detto "Fallo per me!" , canta i suoi
dolci affetti familiari, la tristezza del tradimento e dell’abbandono, le
belle immagini della campagna che avvolgono di colore e pace le sue giornate
a Basalghelle. Le sue lettere scritte al maestro Giacomo Zanella, agli amici
letterati come Domenico Gnoli o all’amica di famiglia Andriana Zon
Marcello fanno percepire ancora oggi la sua liricità e il suo cuore carico
di emozioni, sentimenti e sogni.
Presentiamo alcune pagine tra le più belle e
significative del carteggio tra Vittoria ed Andriana, contessa Zon-Marcello
nata a Venezia nel 1840, anch’essa discepola dell’Abate Zanella e
rimasta vedova appena trentenne del deputato Alessandro Marcello il 23
maggio 1871 nelle sue Ville di Mogliano Veneto, Sambughè, Badoere di
Morgano, Levada di Piombino Dese, con
sette figli, tra i quali i più ricordati sono il conte Gino (Girolamo
1860-1940) nonno dell’attuale
Conte Marcello di Fontanelle, e la piccola Tea (Teodora).
Vittoria Aganoor fece della sua Villa a Basalghelle non
solo un punto d’incontro di artisti, uomini e donne di fama nazionale, ma
persino una piccola scuola di fanciulle contadine che riempivano di gioia il
vecchio parco e che la poetessa istruiva gratuitamente e amorevolmente,
nelle sue lunghe e serene passeggiate spesso beneficava i bambini, come
quando scorgendo un piccolo pastorello che si era assopito mentre faceva la
guardia alle pecore, riempì di monete d’oro la sua camiciola consunta ed
al suo risveglio egli riconobbe con immensa gioia che la sua sconosciuta
benefattrice non poteva essere che la poetessa Vittoria. A Basalghelle
restano pure degli Aganoor le Ville Silvestrini (di Giorgio e Felice), in
chiesa l’altare della Madonna del Rosario e il banco della contesse, la
tomba di famiglia ove riposano Edoardo il padre, la madre, le sorelle Elena
e Maria, la nipote "adottiva" Maria Zecchinato, Niny Pasqualy col
marito Antonio Pasqualy, alcuni mobili e ricordi fotografici.
Anche a Perugia Vittoria si occuperà non solo dei
salotti letterari della Belle Epoque, ma anche di problemi sociali per far
rifiorire un’antica industria di tessuti bianchi a occhio di pernice con
bordo azzurro risalente al 1300 che aveva sede a Borgo sant’Angelo. L’Aganoor
fu ispettrice dell’Educatorio femminile di sant’Anna e fu tra i
partecipanti al primo corso Montessori tenuto nel 1909 a la Montesca di
Città di Castello.
Schiva da ogni forma di popolarità e di notorietà
Vittoria dopo le nozze del 1901, ebbe la gioia di essere ascoltata anche
dalla regina Margherita a Roma al Collegio Romano in una brillante
presentazione della sua concezione poetica. Il suo sguardo pensoso e la sua
carica umana e cristiana, la sua trasparente dolcezza ed il suo affetto a
Guido furono troncati dal un terribile male il 7 maggio 1910. Ci lasciò
ancora giovane dopo aver vissuto solo nove anni col marito Guido che non
ebbe più il coraggio di continuare vivere e preferì morire con lei.
Di lei scriverà Antonio Fogazzaro: Vittoria…il più
alto ingegno poetico d’Italia. Piango in Lei anche un’amica di vecchi
tempi. Scrivere dell’artista così forte, appassionata, sincera, non mi è
possibile. E Ada Negri:"Oh. Io non posso dire nulla, io non posso che
piangere. Vi è una lirica di Vittoria Aganoor ‘la vecchia anima sogna…’
una lirica ove sia il perché della sua fama di poetessa, del suo destino di
donna, del dolore che ora ci strazia pensando a Lei, e chi sa ?…fors’anche
del fascino invitto col quale Ella trasse dietro di sé il suo compagno nell’ombra
(Milano 13 maggio 1910)."
Abbiamo scelto alcune delle sue lettere ad Andriana Zon
Marcello e lo stupendo testo poetico alla Croce quasi una sintesi di fede e
poesia.