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INFERMIERA SUPPLENTE

   

Quell'inverno l'influenza si sparge a macchia d'olio e non risparmia le due Suore occupate nell'assistenza ai malati. Suor Eugenia si presta a sostituirle, pur non essendo infermiera.
È animata da tanto amore e sa consolare e intuire con squisita delicatezza le minime attenzioni per dar sollievo all'ammalato.
In primavera sono chiamate ad assistere un povero, lontano da Dio. Le altre Suore sono occupate con la gioventù femminile e quindi viene inviata Suor Eugenia. Ella conosce il valore della testimonianza per avvicinare alla fede l'ammalato. Lo assiste con tanta carità, prega e al momento giusto non risparmia qualche buona parola e un cauto e rispettoso richiamo.
Ma quando capisce che la sua amorevole assistenza serve solo a dar sollievo alle sofferenze fisiche, ammette la sua incapacità. «Con quell'ammalato non bastano la carità, la pazienza, le preghiere!». E col passar dei giorni sembra che l'infermo si inasprisca sempre più nel rifiuto della fede e del suo conforto.
Le giornate trascorrono sempre uguali, scandite dal susseguirsi delle varie attività, ma Suor Eugenia pensa al suo infermo e sembra preoccupata.
Non si sente all'altezza della situazione e desidera una sostituzione. Ne parla alla Madre, confidandole la sua incapacità: «Madre, non sono abbastanza santa per convertire quell'anima, penso farebbe bene a sostituirmi». La risposta la sconcerta: «No, Suor Eugenia, devi pregare di più, sacrificarti. Il sacrificio ha salvato il mondo».
Pochi istanti dopo quella conversazione, Suor Eugenia entra in Cappella: l'accoglie la consueta penombra. Si inginocchia davanti al tabernacolo e resta a lungo immobile in preghiera.
Che cosa passa tra Suor Eugenia e il suo Signore in quei momenti? Non si conosce il contenuto di quella preghiera, solo gli Angeli ne sono testimoni, ma durante la malattia ricorderà spesso quel momento.
Ha offerto la sua vita in olocausto? È probabile!

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