Mansuč, piccolo comune della
provincia di Treviso, in questi ultimi anni ha cambiato volto:
le strade sono state asfaltate, graziose e ridenti villette sono
sparse tra il verde della campagna, alcune fabbriche assicurano
lavoro agli operai della zona, il tutto in perfetta sintonia)
con le esigenze della vita moderna e consumistica.
Ma ai tempi di Giustina Pasquali, Mansuč era un povero paese di
contadini, per la maggior parte coloni. Vivevano in famiglie
patriarcali, in grandi case poco funzionali, fredde, ma ricche
di valori umani e cristiani che forgiavano le persone,
preparandole ad affrontare una vita dura, di fatica, a volte di
stenti, ma, nella maggior parte dei casi, di dono generoso.
Č questo l'ambiente in cui Giustina, ragazza di vent'anni,
matura la sua giovinezza e guarda al futuro. Nel suo viso
sorridono gli occhi neri e pensosi in cui si legge una infinita
ricchezza d'amore.
Lo sanno anche i familiari che ne parlano in tono sommesso : «Potrebbe essere felice con una sua famiglia, con qualcuno che le
voglia bene ».
Ai progetti dei congiunti si oppone l'idea fissa della ragazza,
che da alcuni anni sta accarezzando un altro progetto: « Zia,
hai ragione, potrei essere una buona sposa, ma non sento
attrattiva per il matrimonio, forse il Signore mi vuole tutta
sua».
I familiari, dopo i primi sussurri, vanno alla carica con uno
stratagemma non raro a quei tempi di autoritą patriarcale: ecco
il ragazzo laborioso, onesto, con una intenzione sicura.
«Signorina...» sono le parole di sempre, quelle che
caratterizzano, esprimono la prima simpatia, il primo incontro,
la prima proposta.
Giustina ascolta con attenzione e senza turbamento, poi la
risposta : «Vede, sto leggendo questo libro di preghiere.
Ebbene, trovo maggior soddisfazione a continuare a leggere,
anziché chiacchierare ».
Ma nell'incertezza di saper decifrare la volontą di Dio, accetta
l'amicizia di quel giovane che ammira per la serietą e per i
propositi di bene che a lei confida. |
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