Riflessiva, intelligente,
desiderosa di imparare, sente il bisogno di istruirsi. La scuola
la attira in modo sorprendente, ma, dopo il primo anno, i
parenti decidono di trattenerla a casa : è la più giudiziosa e
deve fare da mamma ai suoi fratelli e ai cuginetti. Nessuno la
vede piangere, ma quante lacrime versate di nascosto e la nonna,
a cui si confida, cerca di consolarla : «Non ti addolorare,
Giustina, in Paradiso ci andrai ugualmente, anche se non saprai
leggere e scrivere bene, purché tu sia buona e ami il Signore».
Bambina ancora, di notte, seduta sul letto, è solita congiungere
le mani in preghiera. E' troppo piccola e forse pregare non sa,
ma sa che davanti a Gesù si sta con le manine giunte e questo le
basta. Fatta più grandicella, continua sempre queste ore di
adorazione notturna ed anche nella stagione più rigida scende
dal letto e, inginocchiata sul pavimento, trascorre le ore in
dolce meditazione.
Il 10 luglio 1910 si accosta per la prima volta alla mensa
eucaristica: si è preparata con un raccoglimento straordinario e
quell'incontro permea di divino le sue giornate e le orienta al
Signore.
Alla cuginetta della sua stessa età confida : «Ora che abbiamo
ricevuto Gesù, come possiamo ancora peccare dopo tanta grazia?
Procuriamo d'essere buone per poter salvare tante anime e
condurle presto in ciclo».
Spesso la sorella Teresa, maggiore di lei, la tratta duramente,
la vorrebbe più combattiva e meno sottomessa alle egoistiche
esigenze dei familiari, ma lei continua ad essere ilare,
servizievole, dimostrando già allora di trovare la sua
realizzazione nel dono di sé. |
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