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L’Italia si sta gradualmente trasformando in una società multietnica ed anche il nostro Comune segue questa tendenza generale. Infatti a Mansuè e nelle zone circostanti gli extracomunitari sono numerosi.

Secondo i dati forniti dal Comune, questi erano gli immigrati residenti al 31 dicembre 2000.

Si può rilevare che provengono, per la maggior parte, da Romania, Albania e Jugoslavia. Spesso hanno conseguito un titolo di studio superiore, a volte anche universitario; tuttavia in Italia questi titoli non sono riconosciuti e quindi queste persone devono svolgere lavori poco qualificati, quei lavori che gli Italiani non vogliono più praticare.

È da notare che dei 209 residenti alla fine di dicembre, 55 erano di età inferiore ai 14 anni; ciò significa che noi, nei nostri banchi di scuola, ci troviamo accanto compagni stranieri: attualmente ce ne sono 4 presso la Scuola Media ed una decina presso la Scuola Elementare.

Essi sono per noi un’importante risorsa formativa, infatti ci permettono di non dare un valore assoluto alla nostra cultura, ma di confrontarla con la loro e con realtà e modi di pensare diversi. I nostri compagni di scuola condividono le nostre stesse fatiche scolastiche, aggravate dalla difficoltà che incontrano con una lingua che non è la loro; per il resto giocano, litigano, si arrabbiano, protestano, si divertono… come noi.

La cosa importante che, soprattutto noi giovani, dobbiamo capire, è che gli immigrati sono persone come noi, con lo stesso modo di soffrire e di gioire, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Certo è che non tutti, come non tutti gli Italiani, sono dei santi e quindi capita, a volte, che siano protagonisti di fatti di cronaca nera.

Dobbiamo però sottolineare che quando gli autori di certi reati sono nigeriani o albanesi o marocchini…, i mass media sentono l’esigenza di specificare la loro nazionalità e questo influenza notevolmente l’opinione dei cittadini che, come sappiamo, a volte sono restii ad accettare queste nuove persone. I numerosi stranieri che lavorano tranquillamente nelle nostre fabbriche, invece, non "fanno notizia" e così tutti, indistintamente, vengono spesso "etichettati" come pericolosi delinquenti e criminali.

Anche gli italiani sono stati, a loro volta, protagonisti di emigrazioni; basti pensare ai numerosi emigranti del primo dopoguerra, più di 8.500.000 dal 1900 al 1914. Essi venivano spesso dagli Americani (era l’America il continente dove maggiormente emigravano) etichettati come un danno per la società che li ospitava.

Come è possibile che gli italiani abbiano già dimenticato queste, a volte ingiuste, affermazioni? Come è possibile che essi trattino gli stranieri nello stesso modo in cui loro venivano trattati, pur sapendo l’umiliazione che si prova?

A queste domande ogni persona deve rispondere dentro di sé, secondo quello che la propria coscienza le suggerisce.

Ad ogni modo, qualunque sia la nostra posizione, la presenza degli stranieri tra di noi è un dato di fatto (di cui, tra l’altro, le nostre fabbriche non possono più fare a meno!) con il quale dobbiamo nec

Vivere in una società interculturale è fonte giornaliera di ricchezza e di formazione; perché dobbiamo rovinare questa bella cosa con stupidi ed infondati pregiudizi? Perché non proviamo noi giovani, che siamo più "moderni" e meno "rigidi" degli adulti, ad aprirci all’interculturalità, al diverso, al nuovo?

Allora, coraggio! Non chiudiamoci al diverso e al nuovo, accettiamo piuttosto la sfida del nuovo millennio!!

Diego, Mauro, Isabella, Lisa, Stella e Stefania,

con la collaborazione di Elisa (IIIH e IIIG)