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C’era una volta, tanto tempo fa, un principe che viveva in un castello immenso. Il povero giovane era senza moglie, e ne sentiva tanto il bisogno. Così, un giorno, decise di mettersi in cammino alla ricerca della sua anima gemella. Vagò per mari e per monti, ma della sua adorata non vide nemmeno l’ombra. Stava per arrendersi quando, vicino ad una fontana dalla quale sgorgava oro, intravide una leggiadra fanciulla intenta ad attingere quanto più oro poteva. Il principe si avvicinò per aiutarla, e non appena le fu davanti lei, che in realtà era una perfida strega che seminava terrore in quel regno da tanto tempo, riprese le sue sembianze, e con un piccolo ciondolo di diamante lo ipnotizzò affinché la seguisse fino alla sua tetra dimora. Appena arrivarono, lei lo sbatté nelle segrete del castello, lasciandolo lì, in condizioni pessime, per molto tempo. Un giorno, la perfida andò a fargli visita e, non appena entrò nella cella. con la sua voce gracchiò al principe: “Oh! Principe bello! Vuoi mettermi al dito il nuziale anello?”. Il principe, che di sposarla non aveva nessuna intenzione, rifiutò malamente e ripetè il suo rifiuto tutte le volte che la strega glielo chiese.

Un giorno, la serva della strega, una ragazza che per bellezza era invidiata in tutto il reame, si presentò da lui col pretesto di portargli del cibo. Appena lo vide, si gettò ai suoi piedi e, con tristi parole disse: “Giovane principe, domani la strega ti chiederà, per l’ultima volta, se vorrai sposarla; bada a te, dovrai accettare e, quando sarà il momento di infilare al dito l’anello nuziale, trafiggile il cuore con il pugnale che ti porgo”, e gli allungò un piccolo pugnale d’oro. Poi continuò: “Quando le gocce del nero sangue della strega bagneranno il pugnale e lei esalerà il suo ultimo respiro, solo allora, io e te saremo liberi e, se tu lo vorrai, ci sposeremo e ci ameremo”. Dette queste parole, la ragazza si dileguò, lasciando il principe da solo e assai perplesso.

Il giorno successivo accadde tutto ciò che la ragazza aveva previsto: la strega chiese al principe se voleva sposarla e lui accettò. I due futuri sposi furono vestiti per l’occasione e condotti davanti al sacerdote. Al momento di infilare l’anello al dito della sposa, il principe sfoderò il pugnale luccicante e lo conficcò nel cuore della megera. Il nero sangue cominciò a zampillare dal suo cuore e in breve essa esaltò l’ultimo respiro e cadde a terra morta. Il principe e la serva, che era in realtà una principessa fatta prigioniera dalla strega, furono finalmente liberi. Dopo poco si sposarono e vissero felici e contenti.

Giada Dalla Libera (I H)

Un venerdì pomeriggio di tanti secoli fa, la mamma di Lupus gli disse con voce fiaca: «O mio lupetto vai a trovare la tua cara vecchia nonna, che sta lì da sola, senza denti, con un naso lungo, con le orecchie pelose e con degli occhiali che non fanno vedere niente». Lupus si mise in cammino e la sua adorata madre gli urlò: «Stai attento e non fermarti a parlare con nessuno». Lupus, facendo finta di niente, si mise in viaggio. Per il sentiero ogni tanto si fermava a raccogliere dei pezzetti di carne e dei passeri che trovava fuori dal nido. Dopo tre ore di cammino, Lupus si fermò per raccogliere un’ape che poi mangiò. Mentre stava per alzarsi, vide una brutta e cattiva bambina che portava in testa un cappellino rosso e sulle spalle una mantellina proprio del colore del sangue e della morte.

La bambina si chiamava Cappuccetto Rosso. Questa, vedendolo, gli si rivolse dicendo con voce alterata: «Ehi, ti va di fare una gara? A me sì e quindi si fa. Facciamo che chi arriva per primo a casa di tua nonna si mangia un leone intero!». Lupus accettò e Cappuccetto Rosso disse: «Bene allora tu vai per di là e io per di qua». I due si misero in viaggio. Cappuccetto Rosso, poiché era tanto furba, prese la strada più corta, mentre il lupo prese quella più lunga. La bambina perciò arrivò per prima alla casa della nonna e in uno solo boccone la mangiò. Poi si travestì da nonna. Arrivò Lupus, la guardò e, alquanto perplesso, disse: «Ma nonna, che pelle bianca che hai! Ma nonna, che giovane che sei! Ma nonna, che bocca piccola che hai!». Cappuccetto rosso rispose: «Sono così per mangiarti peggio!». E in un solo boccone lo mangiò. Di là passò un cacciatore e vide Cappuccetto Rosso che russava con la pancia all’aria. Le tagliò la pancia e da lì vennero fuori sia Lupus sia sua nonna e da allora vissero felici e contenti nel bosco.

Giulia Nadalet (I H)