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C’era una volta un re molto ricco che viveva in uno splendido palazzo: colonne in oro sostenevano volte dipinte, intere scalinate in marmo pregiato conducevano a splendide e lussuose stanze, immensi giardini ospitavano ogni tipo di animali e di piante. Decine di uomini erano al suo servizio, i cuochi più bravi del regno cucinavano per lui, ogni suo desiderio era un ordine. Aveva inoltre sposato una moglie bella come il sole ed ella gli aveva donato un valoroso figlio. Questo figlio, di nome Ivan, era cresciuto in forza e saggezza sotto l’insegnamento dei più illustri maestri. Un giorno Ivan disse al re: «Padre, è tempo che mi sposi, e per questo voglio organizzare una festa invitando tutte le ragazze del villaggio: ballerò con ciascuna di esse e sceglierò la più bella e la più gentile». Il padre fu contento delle parole del figlio e accettò molto volentieri: chiamò decine di servitori e fece preparare un salone da ballo apposta per lui; fece allestire anche un banchetto con ogni ben di Dio dai cuochi più esperti. Quando tutto risultò finalmente pronto, il re mandò un messaggero a dare la notizia della festa a tutto il paese e a quelli vicini. La sera stessa, vestite con gli abiti più eleganti, fanciulle affascinanti si presentarono a corte. Ivan danzò con ognuna di esse e la festa fu bellissima. Quando tutte le fanciulle se ne furono andate però, il principe si recò dal re e tristemente disse: «Padre, le ragazze erano una più bella dell’altra ma…, nessuna mi è sembrata la donna ideale». «Ti capisco, figlio mio», rispose il padre, «anch’io alla tua età avevo lo stesso problema: come te le ho trovate molto belle, ma ognuna era in rivalità con l’altra, e nessuna era veramente buona. Ma ora con chi ti sposerai?» «Padre» replicò il giovane, «dammi per favore un cavallo e dei vestiti come quelli che indossa un normale contadino, perché desidero andare personalmente a scegliere la mia ragazza. E voglio che questa mi accetti senza sapere che sono ricco». «Quello che mi dici mi addolora il cuore, perché il viaggio sarà lungo e non so se ritornerai; so però che non posso oppormi alla tua volontà, e quindi ti do il permesso di partire». «Grazie padre» esclamò allora il principe, «non ti preoccupare per me, ti prometto che tornerò, e con la più bella sposa che un uomo possa desiderare».

Dettò ciò, Ivan prese il cavallo e gli abiti stracci, e si incamminò verso nord. Ad ogni paese si fermava, andava per le vie, osservava tutte le ragazze che incontrava e cercava di conoscere quelle che più gli piacevano; non riusciva però a trovare la persona giusta. Proseguì il viaggio allora verso ovest, e anche qui, sotto le vesti di un normale contadino, cercava di conoscere tutte le ragazze in età da marito.

Certo ce n’erano molte, ma dopo averle esaminate tutte, il principe Ivan scosse tristemente la testa: «Neanche qui c’è la donna che cerco. Proverò a sud». Purtroppo, anche a sud si ripeté la stessa storia. Ivan allora, sempre più scoraggiato, sospirò: «È ora che m’incammini verso est, l’unico mondo a me ancora sconosciuto». Detto fatto, riprese il viaggio in sella al suo cavallo. Dopo aver attraversato mari e monti, boschi e deserti, vide in lontananza un piccolo villaggio di pescatori, vicino ad un lago. Era pieno di speranza e di curiosità per quel nuovo posto: aveva infatti sentito dire che l’est era il mondo dei misteri e dei pericoli, un regno affascinante e fatato. Mentre si avvicinava a gran velocità al paese, vide in lontananza una vecchia casa che sembrava stregata. Preso dalla curiosità, cambiò direzione e raggiunse la misteriosa abitazione. Entrò con molta cautela, e vide una persona vecchia dalla barba molto lunga e grigia che non sembrava affatto sorpresa del suo arrivo. « È un mago» pensò Ivan. Il vecchio chiese: «Salve, o intrepido giovane; cosa ti porta da me che sono un povero uomo?». «Sono un principe e cerco la ragazza dei miei sogni. Ho vagato per i paesi del nord, del sud e dell’ovest, ma non sono ancora riuscito a trovarla. Sai per caso dove posso incontrarla?» rispose Ivan: «Ti posso solo dire che si trova in un paesino di montagna e se sei un vero principe, come dici, riuscirai a trovarla. Non entrare però nel paese in cui regna l’imperatore Scar, perché da poco tempo è in guerra con tuo padre e, avendo scoperto che sei in viaggio, ha promesso una grossa ricompensa a chi riuscirà a trovarti».

Il principe Ivan ringraziò allora più volte il vecchio e si mise a cercare il paesino in cui viveva la sposa giusta per lui. Era molto fiducioso e sicuro di non sbagliare più. Dopo aver ispezionato i primi quattro paesi e non esser riuscito a trovare quello che cercava, cominciò a rendersi conto di quanto fosse difficile l’impresa. Intensificò allora le ricerche vagando giorni e notti, ma invano. Un giorno giunse in prossimità del regno di Scar. Subito gli tornarono alla mente le parole del vecchio ma, mentre stava per girare al largo, vide una grande confusione all’interno delle mura. Lì per lì avanzò di qualche passo e riuscì a scorgere alcune persone guidate da un nobile che maltrattavano e deridevano una povera contadina. A quella visione il principe si spinse fin dentro le mura per difendere la donna. Sguainò la spada e si lanciò minacciando il nobile. Fece appena in tempo di sussurrare alla donna: «Veloce, scappi!» e a metterla in salvo, che uno del gruppo lo riconobbe e ordinò: «Guardie, arrestatelo! È il figlio del re del nord!» Venne portato alla presenza di Scar e il re lo condannò a morte e ordinò che la sua condanna fosse eseguita il giorno dopo all’alba. Era ormai l’imbrunire e il principe Ivan fu condotto nella cella della torre più alta del castello. Durante la notte non riuscì a prendere sonno: ormai era in preda al panico. Ad un tratto davanti a lui apparve una bellissima fanciulla: «Sono la povera donna che tu hai salvato, dimostrando di avere un grande altruismo che solo i veri principi hanno. Non preoccuparti per domani, perché per ringraziarti ti confiderò una formula magica che tu dovrai dire quando ti impiccano: la parola è “RACS”, cioè il contrario di Scar; così gli farai perdere la memoria e lui crederà di essere un normale cittadino. Così dicendo però mi farai diventare una donna normale; di questo non ne sarò poi scontenta, se tu mi vorrai come sposa». «Oh, certo! Mi è bastato sentirti parlare e guardarti, per capire che sei la donna che da tanto tempo cercavo». L’indomani il principe Ivan riuscì a salvarsi e ritornò in patria con la promessa sposa. Il re, quando seppe del suo arrivo, fece preparare una grande festa di matrimonio, e Ivan e la moglie vissero per sempre felici e contenti.

Michele Ambrosi (I H)


C’era una volta una volpe con la coda mozza. Stanca delle prese in giro dei sui amici, andò da Bongo, saggio scimmione di cui lei si fidava ciecamente, affinché le desse un consiglio al riguardo. Il maestro le disse: « Non ti preoccupare, in qualche modo il tuo problema scomparirà!». La volpe rispose con cattiveria che lo voleva risolvere subito. Allora il saggio le disse: «Mettiti una coda di paglia, e vattene di qui. La volpe se ne andò dispiaciuta e piangendo. Per la strada incontrò una gallina e la seguì fino alla fattoria. Qui vide della paglia e le tornò alla mente quello che le aveva detto Bongo. Così, detto fatto, andò al fienile e si costruì una coda fittizia. Così camuffata non resistette alla tentazione di mangiarsi subito una gallina.

La mattina seguente il padrone delle galline si alzò preoccupato poiché non aveva sentito il gallo cantare e corse a vedere cos’era successo. Il pollaio era troppo tranquillo: c’era di che insospettirsi! Entrato cautamente nel pollaio, vide la volpe che aveva mangiato tutte le galline. Arrabbiatissimo il contadino andò a prendere il fucile e sparò tre colpi in aria per spaventare l’animale. La volpe scappò via veloce, ma un colpo del fucile aveva colpito la sua coda di paglia, incendiandola. Spaventatissima, la volpe cercò di spegnere il fuoco immergendo la coda nel fossato pieno d’acqua.

La coda si era ridotta ad un mozzicone annerito. Lungo il cammino incontrò un leone fuggito dallo zoo: i due diventarono amici. La volpe, però, sapeva che il leone era feroce e, se gli girava, la poteva mangiare in un momento. Passarono molti mesi tranquilli e la volpe non aveva più timore del leone, tanto che smise di restare all’erta in sua presenza.

Un giorno al leone venne voglia di mangiare qualcosa di nuovo, della carne saporita e gustosa. Intuendo il pericolo, la volpe scappò nel bosco più veloce che poteva.

Accortosi di ciò, il leone ruggì sonoramente e con grandi balzi si mise all’inseguimento della volpe. Questa, avendo corso troppo, dovette fermarsi per bere. Non fece neanche a tempo di toccare l’acqua con la bocca che si ritrovò il leone dietro le spalle, con il pezzo della sua coda fra i denti. Nonostante la paura, la volpe riuscì a convincere il leone che non stava fuggendo da lui, ma che era corsa via alla ricerca di una preda per fargli passare la fame. Il leone cadde nel tranello della furba amica, la quale al più presto s’infilò al sicuro nella sua tana. Una volta al sicuro, la volpe si sbarazzò del residuo della coda di paglia e, tirando un sospiro di sollievo, decise che avere la coda mozza era una grande vantaggio!

Valentina Forlin (I H)