Dettò ciò, Ivan prese il cavallo e gli abiti stracci, e si incamminò verso nord. Ad ogni paese si fermava, andava per le vie, osservava tutte le ragazze che incontrava e cercava di conoscere quelle che più gli piacevano; non riusciva però a trovare la persona giusta. Proseguì il viaggio allora verso ovest, e anche qui, sotto le vesti di un normale contadino, cercava di conoscere tutte le ragazze in età da marito. Certo ce n’erano molte, ma dopo averle esaminate tutte, il
principe Ivan scosse tristemente la testa: «Neanche qui c’è la donna che
cerco. Proverò a sud». Purtroppo, anche a sud si ripeté la stessa storia.
Ivan allora, sempre più scoraggiato, sospirò: «È ora che m’incammini verso
est, l’unico mondo a me ancora sconosciuto». Detto fatto, riprese il viaggio
in sella al suo cavallo. Dopo aver attraversato mari e monti, boschi e deserti,
vide in lontananza un piccolo villaggio di pescatori, vicino ad un lago. Era
pieno di speranza e di curiosità per quel nuovo posto: aveva infatti sentito
dire che l’est era il mondo dei misteri e dei pericoli, un regno affascinante
e fatato. Mentre si avvicinava a gran velocità al paese, vide in lontananza una
vecchia casa che sembrava stregata. Preso dalla curiosità, cambiò direzione e
raggiunse la misteriosa abitazione. Entrò con molta cautela, e vide una persona
vecchia dalla barba molto lunga e grigia che non sembrava affatto sorpresa del
suo arrivo. « È un mago» pensò Ivan. Il vecchio chiese: «Salve, o intrepido
giovane; cosa ti porta da me che sono un povero uomo?». «Sono un principe e
cerco la ragazza dei miei sogni. Ho vagato per i paesi del nord, del sud e dell’ovest,
ma non sono ancora riuscito a trovarla. Sai per caso dove posso incontrarla?»
rispose Ivan: «Ti posso solo dire che si trova in un paesino di montagna e se
sei un vero principe, come dici, riuscirai a trovarla. Non entrare però nel
paese in cui regna l’imperatore Scar, perché da poco tempo è in guerra con
tuo padre e, avendo scoperto che sei in viaggio, ha promesso una grossa
ricompensa a chi riuscirà a trovarti». Il principe Ivan ringraziò allora più volte il vecchio e si mise a cercare il paesino in cui viveva la sposa giusta per lui. Era molto fiducioso e sicuro di non sbagliare più. Dopo aver ispezionato i primi quattro paesi e non esser riuscito a trovare quello che cercava, cominciò a rendersi conto di quanto fosse difficile l’impresa. Intensificò allora le ricerche vagando giorni e notti, ma invano. Un giorno giunse in prossimità del regno di Scar. Subito gli tornarono alla mente le parole del vecchio ma, mentre stava per girare al largo, vide una grande confusione all’interno delle mura. Lì per lì avanzò di qualche passo e riuscì a scorgere alcune persone guidate da un nobile che maltrattavano e deridevano una povera contadina. A quella visione il principe si spinse fin dentro le mura per difendere la donna. Sguainò la spada e si lanciò minacciando il nobile. Fece appena in tempo di sussurrare alla donna: «Veloce, scappi!» e a metterla in salvo, che uno del gruppo lo riconobbe e ordinò: «Guardie, arrestatelo! È il figlio del re del nord!» Venne portato alla presenza di Scar e il re lo condannò a morte e ordinò che la sua condanna fosse eseguita il giorno dopo all’alba. Era ormai l’imbrunire e il principe Ivan fu condotto nella cella della torre più alta del castello. Durante la notte non riuscì a prendere sonno: ormai era in preda al panico. Ad un tratto davanti a lui apparve una bellissima fanciulla: «Sono la povera donna che tu hai salvato, dimostrando di avere un grande altruismo che solo i veri principi hanno. Non preoccuparti per domani, perché per ringraziarti ti confiderò una formula magica che tu dovrai dire quando ti impiccano: la parola è “RACS”, cioè il contrario di Scar; così gli farai perdere la memoria e lui crederà di essere un normale cittadino. Così dicendo però mi farai diventare una donna normale; di questo non ne sarò poi scontenta, se tu mi vorrai come sposa». «Oh, certo! Mi è bastato sentirti parlare e guardarti, per capire che sei la donna che da tanto tempo cercavo». L’indomani il principe Ivan riuscì a salvarsi e ritornò in patria con la promessa sposa. Il re, quando seppe del suo arrivo, fece preparare una grande festa di matrimonio, e Ivan e la moglie vissero per sempre felici e contenti. Michele Ambrosi (I H)
C’era una volta una volpe con la coda mozza. Stanca delle prese in giro dei sui amici, andò da Bongo, saggio scimmione di cui lei si fidava ciecamente, affinché le desse un consiglio al riguardo. Il maestro le disse: « Non ti preoccupare, in qualche modo il tuo problema scomparirà!». La volpe rispose con cattiveria che lo voleva risolvere subito. Allora il saggio le disse: «Mettiti una coda di paglia, e vattene di qui. La volpe se ne andò dispiaciuta e piangendo. Per la strada incontrò una gallina e la seguì fino alla fattoria. Qui vide della paglia e le tornò alla mente quello che le aveva detto Bongo. Così, detto fatto, andò al fienile e si costruì una coda fittizia. Così camuffata non resistette alla tentazione di mangiarsi subito una gallina. La mattina seguente il padrone delle galline si alzò preoccupato poiché non aveva sentito il gallo cantare e corse a vedere cos’era successo. Il pollaio era troppo tranquillo: c’era di che insospettirsi! Entrato cautamente nel pollaio, vide la volpe che aveva mangiato tutte le galline. Arrabbiatissimo il contadino andò a prendere il fucile e sparò tre colpi in aria per spaventare l’animale. La volpe scappò via veloce, ma un colpo del fucile aveva colpito la sua coda di paglia, incendiandola. Spaventatissima, la volpe cercò di spegnere il fuoco immergendo la coda nel fossato pieno d’acqua.
Un giorno al leone venne voglia di mangiare qualcosa di nuovo, della carne saporita e gustosa. Intuendo il pericolo, la volpe scappò nel bosco più veloce che poteva. Accortosi di ciò, il leone ruggì sonoramente e con grandi balzi si mise all’inseguimento della volpe. Questa, avendo corso troppo, dovette fermarsi per bere. Non fece neanche a tempo di toccare l’acqua con la bocca che si ritrovò il leone dietro le spalle, con il pezzo della sua coda fra i denti. Nonostante la paura, la volpe riuscì a convincere il leone che non stava fuggendo da lui, ma che era corsa via alla ricerca di una preda per fargli passare la fame. Il leone cadde nel tranello della furba amica, la quale al più presto s’infilò al sicuro nella sua tana. Una volta al sicuro, la volpe si sbarazzò del residuo della coda di paglia e, tirando un sospiro di sollievo, decise che avere la coda mozza era una grande vantaggio! Valentina Forlin (I H) |
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