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Il re di un regno con lussuosi giardini adorni di fiori di ogni tipo, aveva due figli: il primogenito era vestito con abiti di mille colori, frequentava feste con donne meravigliose ed era sempre in mezzo all’oro. Per questo tutti lo chiamavano “Raffinato“. Il secondogenito indossava abiti modesti perché non voleva essere adorato e lodato; viveva in una stanza del castello ritenuta la più misera, frequentava gente povera con il cibo misurato. Tutti lo chiamavano “Flit”. Un giorno, dopo un susseguirsi di miserie e carestie, tutte le ricchezze del re diventarono clamorosamente rosse, come il sangue. Il re e Raffinato, preoccupatissimi, convocarono i maghi più bravi del regno, affinché spiegassero il prodigio. Solo uno volle pronunciarsi e disse che era necessario cercare la piuma dell’airone incantato: solo così si sarebbe potuto salvare il regno dalla miseria. Il re, poiché non voleva far partire i figli, mandò un banditore per le strade del regno a gridare: «Questa è la volontà del re. Gente, brava gente, chi di voi troverà l’airone incantato e ne porterà una piuma al re, vivrà nella ricchezza per sempre. Questa è la volontà del re!». Nel regno non c’era molto lavoro e così molti uomini partirono: erano gli uomini più forti, abili nel tagliare alberi. Dopo quattro giorni e quattro notti di cammino, si ritrovarono in un palazzo abitato da dame e fanciulle e lì si fermarono senza più cercare la piuma dell’airone. Dopo alcuni mesi di attesa, Raffinato decise di andare da solo in cerca della piuma magica, per salvare il regno dalla miseria. Andò dal mago per chiedergli consiglio e costui gli disse: «Dovrai prendere un carro e cento uomini e camminare verso nord. Troverai una casetta abitata da una Vialina, che ti darà un gomitolo per scacciare un Gigante: tu devi accettare il gomitolo, poi fare quattro giri attorno alla casa ed al primo fosso che trovi buttarlo via». Il primogenito partì con il carro e i cento uomini. Dopo quattro giorni e quattro notti di cammino verso nord, arrivò al palazzo e salì fino all’ultimo piano, dove c’erano tre porte e tre chiavi, una d’oro, un’altra d’argento e un’altra di ferro ed un cartello con su scritto:

«Due chiavi portano fuori, la terza porta a un feroce mostro».

Raffinato rimase incerto sulla chiave da scegliere ma, poiché era abituato a vivere nell’oro, scelse la chiave dorata. Dopo qualche secondo una porta dorata si aprì e il mostro lo divorò. Così morì Raffinato. Passarono alcuni anni, durante i quali il regno cadde nella miseria più nera. Un giorno Flit decise di partire e disse al padre: «Padre, voglio una spada ed uno scudo». Messosi in viaggio, trovò il mago che gli disse esattamente le cose che aveva detto a suo fratello. Il giovane prese una borraccia d’acqua, dei vestiti e tre pani e partì. Come gli altri, trovò il palazzo e notò che era popolato di ranocchie, che in realtà erano tutti gli uomini che vi erano giunti prima. All’ultimo piano vide anche lui le tre chiavi e scelse quella più povera. La porta di ferro si aprì e comparvero tre fanciulle: una aveva la lingua secca e Flit le diede la borraccia d’acqua, una che si vergognava perché era senza vestiti e Flit le diede gli abiti, la terza che chiedeva da mangiare ed il ragazzo le diede i pani. Le tre fanciulle si trasformarono in una splendida fata che gli donò un cristallo magico e gli disse: «Nel monte chiamato Akazubi vedrai un buco scavato nella roccia: lì dovrai posare questo cristallo e potrai trovare la piuma dell’airone magico». La fata scomparve ed il ragazzo proseguì il suo viaggio. A sera decise di riposare in una locanda dove chiese una stanza con un letto ed un armadio per depositare il cappello, la spada e lo scudo. A tarda notte fu svegliato dal rumore di passi che si avvicinavano e, alzatosi, in punta di piedi prese spada e scudo e si preparò alla lotta. Comparve il locandiere che voleva rubargli il diamante, ma il giovane riuscì a difenderlo e fuggì. Durante il viaggio trovo una lavandaia e un magazziniere, che volevano entrambi il diamante. Dopo giorni e giorni di cammino il ragazzo arrivò al monte Akazubi sulle cui pendici rocciose vide il buco per il diamante e ve lo posò. Dopo alcuni secondi si trovò in mano la piuma dell'airone incantato e si sentì trasportate nel castello di suo padre. Tutto era tornato normale e il re chiese a Flit cosa volesse come ricompensa. Il giovane rispose che voleva che nel regno tutti avessero il necessario per vivere bene e il re acconsentì. Da allora, in quel regno, tutti vivono felici e contenti.

Valentino Pasquali (I H)

In quel periodo non avevo ricevuto molti regali, anzi, nessuno. Desideravo tanto però avere un animaletto che mi facesse compagnia. Arrivò settembre e la scuola non era ancora iniziata: mancavano pochi giorni. La mamma mi disse che, forse, una sua amica aveva intenzione di regalare un gattino a una persona che desiderasse prendersi molta cura di lui. Io, entusiasta, dissi a mia madre che ero pronta ad accoglierlo. La mamma telefonò alla sua amica per darle la buona notizia e dopo pochi giorni mi portò l’atteso fagottino. Presi fra le braccia “Piccolo”, questo fu il nome iniziale del gattino. Aveva due occhioni azzurri spalancati e il pelo chiaro, di un colore indescrivibile, quasi rosa. I suoi primi giorni a casa mia li passò a nascondersi qua e là, perché non si era ancora ambientato. Un giorno incominciò a famigliarizzare con me: per farlo divertire io avevo preparato uno spago di colore vivace e lo agitavo con la mano (non troppo velocemente) qua e là, così lui, attratto da questo gioco, uscì da sotto il divano e incominciò a rincorrere lo spago. Era velocissimo. Dopo un po’ smettemmo di giocare e lo presi tra le braccia, stringendolo forte a me. Quasi tutti i giorni facevo questi giochi con lui e per la sua astuzia e rapidità lo ribattezzai “Spidi”. Pensando che tutti i giorni avrei passato insieme a lui un bel po’ del mio tempo, mi convincevo sempre più di essere fortunata ad avere quel gatto, grazie ai miei favolosi genitori. Ora, a distanza di quasi due anni dal suo arrivo, Spidi è cresciuto moltissimo: i suoi occhi sono diventati verdi e il suo pelo è sempre più splendente. Per me è sempre il gattino affettuoso di una volta.

Jenny Luisetto (II G)